Siculiana – L’incendio che nella notte tra lunedì e martedì ha distrutto l’auto di un avvocato penalista, giudice onorario presso il Tribunale di Sciacca, sta assumendo contorni sempre più preoccupanti. L’episodio, avvenuto tra via Roma e la statale 115, viene trattato dagli investigatori come probabile atto doloso, in attesa di riscontri tecnici definitivi.
Secondo quanto appreso, il professionista non risiede a Siculiana ma ad Aragona, e si trovava nel centro marinaro al momento dei fatti. Un elemento che potrebbe ampliare il raggio d’azione delle indagini e spostare l’attenzione anche su contesti professionali e territoriali più ampi.
Il messaggio di Totò Pennica
In un video diffuso sui social, l’avvocato penalista Totò Pennica ha espresso la sua solidarietà al collega e ha denunciato la condizione di crescente isolamento dei penalisti agrigentini:
“Ho letto la notizia questa mattina presto e ne sono rimasto colpito, anche se non sorpreso. Un collega ha avuto l’auto incendiata: se l’atto dovesse essere confermato come doloso, si tratterebbe di un gesto proditorio. Voglio esprimere vicinanza e solidarietà alla persona colpita.
Ad Agrigento i penalisti sono sempre più soli nella loro attività. La settimana scorsa una collega è stata citata da due soggetti, intercettati dai Carabinieri mentre commentavano negativamente il suo operato. Io non rappresento nessuno se non me stesso, ma nel mio studio avverto una grande solitudine, soprattutto da parte della politica forense, che appare impegnata solo durante le campagne elettorali e assente nella quotidiana attività dei penalisti ‘on the road’. Ai vigliacchi che incendiano le macchine, la mia massima critica”.
Indagini e possibili piste
I Carabinieri della Compagnia di Agrigento stanno analizzando le immagini di videosorveglianza presenti in zona e raccogliendo testimonianze. L’ipotesi di un movente legato all’attività professionale – sia come avvocato penalista, sia come giudice onorario – è ritenuta plausibile e oggetto di approfondimento.
Un episodio del genere, se confermato come intimidatorio, rappresenta un attacco diretto non solo a un professionista, ma a una figura che ricopre anche un ruolo nella giurisdizione, con potenziali implicazioni gravi per la fiducia nella giustizia e nella sicurezza di chi la rappresenta.

