L’ARPA: «Da 30 anni il Comune disattende l’obbligo di classificazione acustica del territorio»

Agrigento – Il caso della discoteca MIA di Cannatello è l’ennesimo esempio di contraddizione amministrativa targata Comune di Agrigento. Prima l’autorizzazione all’apertura, poi l’imposizione della chiusura a mezzanotte. Una decisione che ha sollevato malumori tra i gestori e acceso le proteste dei residenti, stanchi dei rumori notturni.

Al centro della vicenda, oltre al contenzioso sugli orari, emerge un dato che definire clamoroso è poco: l’ARPA Sicilia, in un documento ufficiale emanato in risposta ad un esposto presentato dal comitato Cannatello, ha  trasmesso al Sindaco, al Comandante della Polizia Municipale e per conoscenza al Prefetto di Agrigento, e messo nero su bianco che da 30 anni il Comune non ha mai adempiuto all’obbligo di classificazione acustica del territorio, imposto dall’art. 6 della Legge 447/1995.

Il documento ARPA: «Comune inadempiente da tre decenni»

La nota dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente è chiara e impietosa:

«Si coglie l’occasione per evidenziare che il Comune di Agrigento da 30 anni continua a disattendere l’obbligo di classificazione acustica del territorio comunale imposto dall’art. 6 della L. 447/95».

Non un dettaglio tecnico, ma un vulnus che oggi rende di fatto ingestibile ogni conflitto tra esigenze imprenditoriali, come quelle della discoteca MIA, e diritti dei residenti al riposo. Senza un piano acustico comunale, qualunque decisione è arbitraria e destinata a generare tensioni.

Il corto circuito amministrativo

La discoteca, regolarmente autorizzata, si è vista imporre dal Comune la chiusura a mezzanotte, mentre in qualsiasi altra località turistica eventi e intrattenimento notturno vengono regolamentati con criteri chiari e pianificati. Qui, invece, si naviga a vista: autorizzazioni concesse senza strumenti urbanistici adeguati e ordinanze restrittive che arrivano solo dopo le proteste.

Il risultato? Un doppio danno: per gli imprenditori, che investono senza garanzie, e per i cittadini, che non hanno tutela reale né sul fronte del riposo né su quello della trasparenza.

La beffa dei controlli a pagamento

Nello stesso documento, l’ARPA sottolinea anche un altro aspetto: per carenza di risorse, gli accertamenti notturni possono essere effettuati solo a pagamento, tramite convenzione, con un costo di 500 euro per ciascun controllo. Un paradosso che rende ancora più evidente l’assenza di un sistema ordinato di regole e controlli.

Un problema politico, non tecnico

Trent’anni di inadempienza non possono essere imputati a singoli uffici, ma a una responsabilità politica che si è tramandata di amministrazione in amministrazione. Il Comune di Agrigento non ha mai ritenuto prioritario dotarsi di uno strumento di pianificazione acustica, e oggi paga – e fa pagare ai cittadini – le conseguenze di questa colpevole omissione.

Il caso della discoteca MIA non è solo una disputa sugli orari, ma lo specchio di una città senza regole certe, dove le scelte amministrative oscillano tra autorizzazioni e divieti, senza un quadro normativo locale che dia certezza a residenti e operatori economici.

Agrigento si scopre così prigioniera di 30 anni di silenzio, quello del Comune che non ha mai classificato acusticamente il territorio. Un silenzio che oggi, paradossalmente, fa più rumore delle casse di una discoteca.

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