L’Area Progressista attacca Miccichè, ma il vero nodo resta un Consiglio che per cinque anni ha avallato ogni scelta dell’amministrazione
Agrigento – Sul Piano Urbanistico Generale torna a montare la polemica. Martedì sera, in occasione della seduta di question time, il sindaco Francesco Miccichè non si è presentato in aula, giustificando l’assenza con un “impegno istituzionale a Cianciana”. In realtà – come sottolineato dal consigliere Calogero Firetto – quell’impegno istituzionale si è rivelato essere la partecipazione alle luminarie di Cianciana.
L’assenza è stata stigmatizzata dall’Area Progressista di Agrigento, attraverso il portavoce Nuccio Dispenza:
«Ancora una volta il sindaco, senza alcun rispetto per il Consiglio e per la città, ha preferito disertare l’aula. Il PUG non è il capriccio di cento interrogazioni, ma lo strumento primario di pianificazione del territorio. Miccichè ha smarrito il lume della ragione».
Un attacco tardivo
Giusto denunciare l’assenza del sindaco, ma c’è un problema: l’Area Progressista, prima di un mese fa, non esisteva nello scenario politico cittadino e oggi pretende di ergersi a baluardo della legalità e della buona politica. Dove erano, però, alcuni dei suoi componenti in questi cinque anni di consiliatura, durante i quali il sindaco e la sua giunta hanno fatto il bello e il cattivo tempo con la complicità dell’intero Consiglio comunale?
E soprattutto, dove era il Consiglio comunale mentre il sindaco e il suo cerchio magico agevolavano la cementificazione del litorale agrigentino, spesso in maniera palesemente illegittima e con la complicità della Soprintendenza, come nel caso del palazzo di via Malogioglio a San Leone, oggi al centro di un’indagine regionale?
Il ruolo (inutile) del question time
Va ricordato che la seduta in questione era un semplice question time: non richiede numero legale, non prevede alcuna votazione e non produce alcun risultato concreto. Di fatto, si tratta di un momento puramente interlocutorio, che nella pratica si è trasformato in una passerella politica utile solo ad alimentare lo scontro mediatico.
Le responsabilità del Consiglio
Non è corretto scaricare oggi tutte le colpe solo su Miccichè. Il Consiglio comunale, negli ultimi anni, ha approvato o agevolato la votazione degli strumenti finanziari senza battere ciglio, ha chiuso un occhio sulla gestione dell’amministrazione e non ha mosso un dito di fronte alla distruzione della Villa del Sole, atto compiuto con procedure che molti giuristi hanno definito palesemente illegittime.
Eppure, nessun consigliere ha mai presentato un esposto o una denuncia. Tutti allineati e silenziosi, fino ad oggi.
La verità dietro le passerelle
Oggi, in piena campagna elettorale, i consiglieri “scoprono” improvvisamente che il sindaco diserta il Consiglio. Ma non è una novità: Miccichè non si è mai presentato alle sedute, salvo quando c’era un atto da votare utile al suo disegno politico.
Se il sindaco passerà alla storia come il più scadente che Agrigento abbia mai avuto, il merito non sarà soltanto suo, ma anche di un Consiglio che in questi cinque anni ha preferito il silenzio complice alla denuncia.
La città non ha più bisogno di passerelle né di attacchi tardivi: gli agrigentini hanno ormai gli occhi aperti e sanno distinguere chi ha governato male da chi ha finto di fare opposizione. Se oggi il sistema è al collasso, le responsabilità sono condivise.

