Le denunce del 2023 di Giuseppe Di Rosa oggi trovano conferma: l’organizzazione non è mai partita davvero. E le colpe hanno nomi e cognomi
AGRIGENTO – Non servono più giri di parole: Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 è un fallimento annunciato. Lo è nei numeri, nelle opere mai iniziate, nella governance mai costituita, nei servizi inesistenti. Ma soprattutto lo è perché già due anni fa qualcuno aveva avuto il coraggio di dirlo chiaramente.
Il 10 luglio 2023, l’allora responsabile regionale del Codacons, oggi editore di Report Sicilia, Giuseppe Di Rosa, firmava una nota stampa che denunciava punto per punto le criticità strutturali del progetto. Oggi, a distanza di oltre due anni e con il 2025 ormai agli sgoccioli, quelle parole si leggono come una vera e propria profezia.
La denuncia del 2023: “Organizzazione ferma al palo”
Nella nota si sottolineava come, a partire dal 13 settembre 2022 (data del deposito del dossier) e fino a luglio 2023, nulla fosse stato condiviso con i 25 Comuni e le 59 istituzioni pubbliche e private aderenti alla candidatura. Nessuna nuova adesione, nessun impegno finanziario formalizzato, nessuna pianificazione reale.
Si parlava di una Fondazione di partecipazione che avrebbe dovuto gestire il progetto: mai costituita. Nessun fondo di dotazione patrimoniale, nessun fondo di gestione, nessun fondo cassa. Solo numeri sulla carta.
Eppure il dossier indicava un budget complessivo di 6,2 milioni di euro, di cui oltre 3,3 milioni a carico del Comune di Agrigento. Di Rosa già allora si chiedeva: «Perché tanta difficoltà a far partire la Fondazione insieme agli altri promotori?».
Nessun cantiere, nessun servizio
Nella stessa nota, Di Rosa denunciava l’assenza totale di cantieri infrastrutturali e di servizi:
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bagni pubblici inesistenti,
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nessuna opera di decoro urbano,
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nessun piano trasparente di eventi e investimenti.
La verità, scriveva, era che non esisteva alcuna consapevolezza dell’impegno finanziario richiesto, e che si preferiva vivere di propaganda piuttosto che costruire basi solide.
Guardì e Collura: i primi segnali di allarme
Quelle accuse non furono isolate. Prima ancora, nel 2023, Michele Guardì aveva espresso pubblicamente dubbi sulla capacità di Agrigento di affrontare la sfida, salvo poi smentire le sue stesse parole poche ore dopo, probabilmente sotto pressioni esterne (Grandangolo).
Anche Matteo Collura, da Milano, aveva definito l’assegnazione del titolo “un’occasione propagandistica” più che una reale opportunità (Teleacras).
Matteo Collura su Agrigento Capitale Cultura: “Un’assunzione di responsabilità”
Due voci autorevoli che, insieme alla nota di Di Rosa, componevano un quadro chiarissimo: la macchina organizzativa non sarebbe mai partita.
Le responsabilità
Oggi, ad agosto 2025, con l’anno della Capitale che si avvia alla conclusione senza risultati tangibili, non resta spazio per dubbi o giustificazioni.
La responsabilità di questo disastro non è diffusa né astratta: sta nel cerchio magico del sindaco di Agrigento, nel gruppo ristretto di interessi che ha gestito in modo opaco e autoreferenziale un’occasione storica per la città e per l’intera provincia.
L’occasione mancata
Doveva essere un progetto di territorio, condiviso da 26 Comuni e da 84 istituzioni pubbliche e private. Doveva essere la svolta. Invece è rimasto solo un titolo, svuotato di contenuti.
Le denunce di Guardì, Collura e soprattutto di Giuseppe Di Rosa avevano già acceso il faro. Oggi possiamo dirlo senza esitazione: Agrigento Capitale della Cultura 2025 è stata tradita da chi avrebbe dovuto guidarla.
📌 Cronologia di un fallimento annunciato
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13 settembre 2022 – Depositato in Comune il dossier per Agrigento Capitale della Cultura 2025, con l’adesione di 25 Comuni e 59 istituzioni pubbliche e private.
- 16 Novembre 2022 – Giuseppe Di Rosa “Agrigento città della cultura 2025 un progetto senza sostenibilità economica”
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31 marzo 2023 – Agrigento viene proclamata Capitale Italiana della Cultura 2025. È festa, ma senza una reale pianificazione.
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3 aprile 2023 – Lo scrittore Matteo Collura, da Milano, parla di “titolo propagandistico” e avverte: “Non sarà un’occasione di crescita reale”.
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3 agosto 2023 – Michele Guardì, in un’intervista televisiva, esprime forti dubbi sulla capacità di Agrigento di reggere la sfida. Poche ore dopo smentisce, probabilmente su pressione politica.
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10 luglio 2023 – Giuseppe Di Rosa (allora Codacons) pubblica una nota stampa che denuncia: “Organizzazione ferma al palo, fondazione mai costituita, risorse bloccate, nessuna opera avviata”.
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Agosto 2025 – Con l’anno della Capitale ormai agli sgoccioli, nulla è cambiato: nessun cantiere, nessun servizio, fondazione inesistente. Agrigento si presenta al mondo con le stesse criticità di sempre.


