Sicilia – Il quadro dei Piani Spiaggia (Pudm) nell’Isola è desolante: su 123 comuni costieri, soltanto uno è in regola. Gli altri 122 sono fermi al palo, incapaci di completare un adempimento che rappresenta la base della pianificazione costiera e condizione necessaria per il rilascio delle nuove concessioni demaniali.

In provincia di Agrigento, tutti i comuni costieri risultano inadempienti. Una situazione che fotografa in modo impietoso il livello di efficienza e organizzazione istituzionale, con il rischio concreto di bloccare investimenti, sviluppo turistico e tutela del patrimonio costiero.


La Regione corre ai ripari dopo anni di stallo

Di fronte a questo immobilismo, il governo regionale studia adesso una norma “salvagente” che consentirebbe alla stessa Regione di sostituirsi ai comuni inadempienti. Una misura che arriva dopo anni di richieste di intervento, commissariamenti inefficaci e rinvii continui.

La sensazione, però, è che si stia cercando di tamponare l’ennesima emergenza amministrativa più che avviare una seria programmazione di lungo periodo. Se davvero la Sicilia intende valorizzare il suo patrimonio costiero, non può continuare a giocare al rimpallo delle responsabilità.


Concessioni come merce di scambio: il caso Agrigento

Dietro questo immobilismo c’è anche un nodo politico mai sciolto: i comuni non hanno interesse a completare i Piani Spiaggia. In assenza di regole chiare, con il solo nulla osta e grazie a una manipolazione politica compiacente, le concessioni e le licenze demaniali diventano strumenti di consenso e merce di scambio elettorale.

È quello che è accaduto ad Agrigento, dove i chioschi e le strutture sul litorale sono diventati terreno fertile per clientele e pacchetti di voti. Un esempio lampante è il porticciolo turistico di San Leone, già oggetto di nostre inchieste giornalistiche:
👉 Il porto di San Leone è in ostaggio: concessioni illegittime, complicità politica e cittadini ostaggio dei soliti noti


L’auspicio

Il rischio, però, è che questa improvvisa accelerazione della Regione si trasformi in un altro intervento emergenziale e non in una vera strategia di valorizzazione delle coste.
L’auspicio è che questa sia davvero la volta buona, perché la Sicilia non può più permettersi di lasciare le sue spiagge ostaggio dell’approssimazione amministrativa e delle clientele politiche.

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