La Cassazione nel 2021 chiudeva il caso Gellia, ma l’amministrazione Miccichè ha ignorato la sentenza: nuove concessioni edilizie concesse in aree vincolate.
Il caso Gellia e la sentenza definitiva
Il contenzioso Gellia nasce dal rilascio nel 2010 di una determina dirigenziale propedeutica a una concessione edilizia per due fabbricati e il completamento di un terzo. Poco dopo, il Comune di Agrigento annullò l’atto in autotutela, rilevando vincoli urbanistici derivanti dal PRG approvato dalla Regione nel 2009.
Dopo anni di ricorsi, il CGA Sicilia nel 2019 stabilì che quella concessione non era mai stata rilasciata in via definitiva, trattandosi solo di un atto endoprocedimentale. La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con l’ordinanza n. 13490 del 18 maggio 2021 (testo integrale qui), ha definitivamente respinto il ricorso di Gellia, condannando la società alle spese e chiudendo il caso in via definitiva.
L’errore del 2016: il Comune incassa pur sapendo
Nonostante la vicenda fosse già segnata da irregolarità, nel 2016 l’amministrazione comunale autorizzò il completamento dei fabbricati, incassando milioni di euro in opere di urbanizzazione.
Un incasso che oggi rischia di trasformarsi in un boomerang: Gellia potrebbe chiedere il rimborso di circa 1 milione di euro, aprendo la strada a un nuovo contenzioso contro il Comune.
Il nodo politico: l’amministrazione Miccichè
Se già il 2016 rappresenta un passaggio oscuro, ancora più inspiegabile appare il comportamento dell’amministrazione Miccichè, insediatasi nell’ottobre 2020 e tuttora in carica.
Nonostante l’ordinanza della Cassazione del 2021 avesse chiarito ogni margine di dubbio, l’attuale amministrazione non solo non ha dato esecuzione alla sentenza, ma ha continuato a rilasciare nuove concessioni edilizie – comprese le famigerate C4 – che, se la pronuncia fosse stata realmente applicata, non avrebbero mai potuto vedere la luce.
È un fatto gravissimo: significa che si è scelto di ignorare consapevolmente il verdetto della Suprema Corte, aprendo la strada al proliferare di nuove edificazioni in aree sottoposte a vincoli, in violazione del principio di legalità.
I rischi concreti
Questa inerzia e, peggio, questa controtendenza, hanno conseguenze pesantissime:
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Rischio finanziario: il Comune potrebbe dover restituire circa 1 milione di euro a Gellia per le opere di urbanizzazione già pagate.
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Rischio giudiziario: è probabile un nuovo ricorso della società, che aveva ottenuto comunque un titolo edilizio.
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Rischio politico-amministrativo: il rilascio di nuove concessioni in aree vincolate configura responsabilità amministrative e forse penali per chi le ha firmate, alla luce della sentenza della Cassazione.
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Rischio urbanistico: l’applicazione selettiva e disinvolta delle regole mina la credibilità del Comune nella pianificazione del territorio.
Conclusione: Agrigento fuori dalla legalità
Il caso Gellia dimostra come a Agrigento si possano ignorare sentenze definitive della Suprema Corte di Cassazione e proseguire come se nulla fosse. La città che oggi si fregia del titolo di Capitale Italiana della Cultura 2025 rischia di essere ricordata come capitale dell’abusivismo amministrativo.
La domanda che resta senza risposta è una sola: perché l’amministrazione Miccichè ha rilasciato concessioni edilizie in totale contraddizione con una sentenza inappellabile dello Stato italiano?



