“Oggi all’interno della mia attività terrò i servizi igienici chiusi e i turisti che verranno li indirizzerò verso l’aiuola di fronte. Perché nonostante le numerose segnalazioni PEC e denunce la mia situazione non è cambiata. E’ da più di cinque mesi che continuo ad avere una rottura alla rete idrica. Dopo cinque giorni l’Aica non si è degnata di mandare un’autobotte d’acqua. E oggi mi sto attivando per poter lavorare. Molto belle le foto che vedo su Facebook così come le dichiarazioni che leggo, peccato che la situazione per Agrigento non cambia. Se fosse successo al Parco Archeologico della Valle dei Templi il problema sarebbe stato risolto subito, ma noi siamo piccoli imprenditori e così non è stato. C’ è da fare le valigie e andarsene”. Raramente iniziamo i nostri articoli dando subito spazio al “virgolettato” del protagonista della vicenda. Ma trattandosi dello sfogo social di una delle principali donne imprenditrici di Agrigento e provincia, Gabriella Cucchiara, titolare del noto bar “Promenade” nel cuore della Valle dei Templi, la faccenda deve essere subito messa in chiaro dalla diretta interessata.
Situazione indecente per una città “a vocazione turistica”
Per una titolare di un’attività commerciale aperta al pubblico non poter mettere a disposizione dell’utenza i propri servizi igienici è una sconfitta. Ma una sconfitta da condividere con il resto di una città disgraziata, martoriata, stuprata, usata e gettata come “carta sporca”, come cantava Pino Daniele per la sua Napoli. Cucchiara non fa come tutti gli altri che paga l’autobottista e tace, lo paga e s’incazza pubblicamente, usando social e media, accusando neanche poco velatamente i colpevoli della perdurante crisi idrica. Una crisi idrica che in molte zone di Agrigento non è come in passato, ma che colpisce determinate aree, anche di notevole rilevanza turistica, come quella in cui sorge la Promenade. Al momento non si sono visti turisti intenti a urinare nelle aiuole vicine al Museo o nei dintorni, ma non è detto che non ce ne siano stati. Resta l’ennesimo grido di rabbia di chi ad Agrigento continua a vivere e lavorare, nonostante sia impossibile tenere aperto il cesso del proprio bar. Il tutto, senza dimenticare che alle soglie del settembre dell’anno di Agrigento Capitale italiana della Cultura, tale città non sia dotata di un solo gabinetto pubblico aperto. Chi non riuscisse a trattenersi fino al 2026, ascolti il consiglio di Cucchiara, indirizzandosi verso la prima aiuola utile. 

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