Come avevamo già scritto su Report Sicilia, attorno al sequestro e alle ordinanze del Comune di Agrigento riguardanti l’attività “Paradaise Pub” gestito dalla Dittà “Il Paradiso Punta Bianca” ci sono più di un punto che non torna. A confermarlo è il ricorso presentato dall’avvocato Giuseppe Aiello per conto di Mirko Palumbo, titolare della struttura, davanti al TAR Sicilia – Palermo.

Il ricorso: contestate due ordinanze del Comune

Il ricorso chiede l’annullamento, previa sospensione, di due provvedimenti firmati dall’ing. Alberto Avenia:

  • Ordinanza n. 20 del 26 agosto 2025, che dispone la demolizione e la rimessa in pristino dello stato dei luoghi;

  • Ordinanza dirigenziale n. 228 del 26 agosto 2025, che ordina la sospensione immediata dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande.

Secondo la difesa, entrambe sarebbero state adottate senza rispettare le garanzie di legge per i privati.

Mancata comunicazione e diritto di difesa

Il primo motivo di ricorso riguarda la violazione della legge 241/1990.
Il Comune – si legge – non avrebbe inviato al titolare alcuna comunicazione di avvio del procedimento, impedendogli di partecipare e presentare osservazioni. Una mancanza che, secondo la giurisprudenza amministrativa, rende illegittimi i provvedimenti:

“L’omessa comunicazione del procedimento avrebbe consentito al privato di dedurre le proprie argomentazioni, idonee a determinare l’emanazione di un provvedimento con contenuto diverso” (CGARS, sent. n. 30/2025, citata nel ricorso).

“La Riserva Punta Bianca non è giuridicamente istituita”

Il cuore della contestazione riguarda però la presunta appartenenza dell’area alla Riserva Naturale Orientata Punta Bianca – Montegrande – Scoglio Patella.
Il Comune, nelle ordinanze, afferma che l’attività ricade in “zona A della istituenda Riserva”. Ma per i legali questo è un punto dirimente:

  • ad oggi non esiste alcun decreto istitutivo della riserva, come prevede la L.R. 98/1981;

  • manca anche il soggetto gestore, che dovrebbe essere individuato dall’Assessorato al Territorio;

  • la delibera di Giunta Regionale n. 456/2021 non ha istituito la riserva, ma ha solo “condiviso la proposta” di inserirla nel piano regionale dei parchi.

Da ciò la conclusione: le ordinanze si fondano su un presupposto giuridicamente inesistente.

Autorizzazioni e vincoli rispettati

Il ricorso sottolinea inoltre che l’attività di Palumbo aveva ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie:

  • Autorizzazione paesaggistica quinquennale della Soprintendenza (agosto 2024);

  • Licenza dell’Agenzia delle Dogane per la somministrazione di alimenti e bevande;

  • Registrazione ASP per attività alimentare;

  • Autorizzazione acustica del Comune di Agrigento per eventi musicali stagionali (aprile 2025).

Le strutture – sostiene la difesa – erano prefabbricate, amovibili e collocate fuori dalla fascia dei 150 metri dalla battigia, in area a livello di tutela 2, dove il Piano Paesaggistico provinciale consente opere stagionali.

Il precedente della sentenza TAR n. 581/2025

Il ricorso richiama anche la recente sentenza n. 581/2025 del TAR Sicilia. In quell’occasione, lo stesso Palumbo aveva visto respingere un ricorso contro il Comune di Agrigento, perché allora aveva avviato l’attività senza autorizzazione paesaggistica.

Oggi però – sottolinea la difesa – la situazione è del tutto diversa: l’autorizzazione paesaggistica è stata rilasciata dalla Soprintendenza nel 2024, fugando ogni dubbio sulla compatibilità delle opere con i vincoli ambientali.

“Oggi l’odierno ricorrente è in possesso di una Autorizzazione Paesaggistica che nelle sue motivazioni fuga ogni dubbio sulla fattibilità dell’intervento ed il Comune si inventa (…) una RNO che modificherebbe la disciplina normativa”.

La richiesta al TAR

Per questi motivi, Palumbo chiede al TAR l’annullamento delle ordinanze comunali, evidenziando che la sua attività non costituisce abusivismo, bensì un intervento autorizzato e compatibile con la disciplina paesaggistica vigente.

Il caso è destinato a fare giurisprudenza: non solo per il futuro della piccola impresa di Punta Bianca, ma anche per chiarire una volta per tutte se la riserva, tanto decantata dalla politica regionale, esista davvero o sia rimasta solo sulla carta.

Autore