AGRIGENTO – Le figlie Antonella e Armida, insieme a tutta la famiglia De Miro, hanno voluto condividere con la città e con il mondo accademico l’ultimo scritto di Ernesto De Miro, grande archeologo e cittadino onorario di Agrigento, recentemente scomparso a 99 anni.
Nel testo, intitolato “La Valle come palcoscenico”, De Miro ha consegnato il suo vero e proprio testamento spirituale, un atto d’amore verso la Valle dei Templi e la città che ha difeso per oltre settant’anni.
La Valle come palcoscenico
De Miro rievoca il suo arrivo ad Agrigento nel 1950, chiamato da Pietro Griffo, e il lungo impegno come funzionario archeologo nella Soprintendenza. Ripercorre le campagne di scavo che, tra il 1953 e il 1956, portarono alla luce una delle più estese e complesse organizzazioni urbane della Sicilia classica.
Nelle sue parole traspare l’impegno costante a difendere la straordinaria bellezza dei Templi e la loro integrità contro tentativi di speculazione edilizia e ridimensionamento dei vincoli.
Per lui, la Valle non era solo un sito archeologico, ma un grande palcoscenico:
“Se si prova a percorrerlo, dovunque ci si trovi, lì è la platea; e se si ha un fondale davanti, un altro se ne trova alle spalle appena ci si giri e dunque lì è anche il palcoscenico”.
L’eredità culturale
Nel suo ultimo messaggio, De Miro ha espresso anche la gioia per il riconoscimento di Agrigento come Capitale Italiana della Cultura 2025, vedendolo come un punto di partenza per un riscatto civile e culturale della città, chiamata a progettare il proprio futuro con responsabilità.
Un invito, dunque, a trasformare la memoria storica e archeologica in leva di rinascita per le nuove generazioni.
Il ringraziamento e l’amarezza della famiglia
La famiglia De Miro ha espresso gratitudine a quanti, dal mondo accademico alle istituzioni nazionali e internazionali, hanno manifestato vicinanza e riconoscimento per l’opera del grande archeologo.
Non è mancata, però, una nota di turbamento: nessun pubblico cordoglio è arrivato dal Comune di Agrigento, nella persona del Sindaco, nonostante De Miro fosse cittadino onorario e abbia rappresentato una figura di riferimento nella difesa della Valle dei Templi e nella valorizzazione del patrimonio archeologico mondiale.
Un’assenza che pesa e che stride con la grandezza di un uomo che ha incarnato valori di rigore scientifico, impegno civico e amore per questa terra, lasciando in eredità non solo studi e scoperte, ma la convinzione che Agrigento possa sempre riscattarsi attraverso la cultura.

