Nei giorni scorsi, davanti alla sede dell’Enel, alla circonvallazione di Catania, si è tenuto un sit-it organizzato dalle sigle sindacali SLC CGIL  e UILCOM UIL di Catania. 
I lavoratori del call center Mics di Motta Sant’Anastasia, infatti, hanno proclamato lo stato d’agitazione.
Il personale contesta la gestione aziendale che, a oltre un anno dall’acquisizione, continua a ritardare il pagamento degli stipendi: non è ancora stata corrisposta la mensilità di luglio e restano forti timori per la tenuta di più di duecento posti di lavoro.
Dopo il sit-in di protesta, che ha visto una nutrita partecipazione di dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori del call center hanno affidato ai rappresentanti sindacali l’invio di un documento urgente rivolto alle istituzioni per chiedere un intervento immediato a loro tutela.

Nella lettera firmata da Gianluca Patanè e Gaetano Cristaldi, rispettivamente della SLC CGIL e della UILCOM UIL di Catania, vengono denunciati ritardi cronici nei pagamenti, il mancato versamento dei contributi previdenziali e un piano di esodi incentivati mai rispettato. 

LE DICHIARAZIONI DEI SINDACATI 

Ufficialmente si parla di cessione del ramo d’azienda ma, secondo i sindacati, le cose stanno in un altro modo.
“Ciò che che contestiamo – affermano  i segretari Gianluca Patanè e Gaetano Cristaldi –  e in merito abbiamo inviato anche un documento al Ministero del Lavoro, all’ENEL, al Ministero delle Imprese e del Made in Italy e a ENEL Energia –  non è solo il mancato pagamento degli stipendi”.
“Siamo in ritardo e in attesa dello stipendio di luglio per gran parte dei lavoratori e delle lavoratrici – proseguono – e,  al contempo, è aperta dal 22 agosto una procedura per la cessione del ramo d’azienda che prevede lo spostamento di una parte soltanto dei lavoratori in una società costituita il 14 agosto con un capitale di soli diecimila euro di cui solo duemilacinquecento versati”.
“Un licenziamento mascherato – osservano –  e pertanto chiediamo all’ENEL  e alle istituzioni di fermare questo scempio, l’ennesimo stupro al nostro territorio, che da anni soffre lo scippo di lavoro”.
Nell’azienda sono occupate oltre duecento persone.
“Con il committente ENEL –  spiegano – abbiamo lavorato solo attraverso il passaggio dei lavoratori da un fornitore a un altro, cosa che con la cessione del ramo d’azienda non è mai stata fatta”.
“Occorre applicare il cambio dei lavoratori da una società a un’altra tramite il ricorso allo strumento della clausola sociale – aggiungono –  che in passato ha salvaguardato tutto il perimetro aziendale: se non ci sarà un intervento immediato procederemo con le nostre azioni, con un sit-in anche davanti all’azienda”.
“ENEL deve intervenire e se entro questa settimana non avremo risposte – avvertono – sposteremo la manifestazione davanti alla Prefettura,  aspettiamo notizie e auspichiamo che nei prossimi giorni qualcosa si muova”.
Quelle in atto sono criticità che vanno avanti da un anno e che si sono acuite negli ultimi mesi estivi: i lavoratori lamentano comportamenti discutibili da parte dell’azienda.
“Con la nuova proprietà – precisano i due esponenti sindacali – l’andazzo è cambiato: stipendi in ritardo, mancato pagamento delle cessioni del quinto, ritardi sui contributi e cessione di ramo d’azienda come licenziamento mascherato: già nello scorso mese di marzo avevamo iniziato una mobilitazione, ma poi siamo riusciti a chiudere un accordo che prevedeva licenziamenti coatti”.
“I pagamenti con ritardo, anche in maniera discriminatoria – concludono – sono però continuati: abbiamo ricevuto promesse a oggi disattese”. 

 

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