AGRIGENTO – Questa mattina, con assoluta nonchalance, la dirigente del Liceo Scientifico e delle Scienze Umane “R. Politi” ha inaugurato ufficialmente l’anno scolastico. Un atto formale e celebrativo, avvenuto nonostante la persistente confusione che da mesi accompagna la vicenda della presunta inagibilità dei locali di via Acrone.
Dalle istituzioni competenti, al momento, non è arrivata alcuna comunicazione chiara e definitiva: né il Comune, per quanto riguarda la scuola media Pirandello, né il Libero Consorzio, proprietario degli edifici scolastici superiori, hanno prodotto atti ufficiali che confermino o smentiscano la necessità di lasciare i locali.
Eppure, negli ultimi mesi, si sono moltiplicate note, articoli e indiscrezioni in cui si parlava apertamente di problemi strutturali, di trasferimenti imminenti, di gare d’appalto già pronte per il trasloco. Oggi, invece, tutto appare congelato, quasi “normalizzato”: studenti, docenti e famiglie restano negli stessi spazi, senza che vi sia stata alcuna certezza sulla reale condizione di sicurezza degli edifici.
Il paradosso
Com’è possibile – si chiedono in tanti – che non si riesca a sapere con chiarezza se una scuola sia agibile o inagibile?
Perché si continua a giocare con la salute pubblica, alla luce del sole, senza che nessuna istituzione si assuma la responsabilità di un’informazione trasparente?
Una frattura artificiale
Il risultato è la creazione di una frattura artificiale: da un lato chi ritiene che “sia tutto a posto” e dall’altro chi denuncia gravi rischi per studenti e personale scolastico. Una divisione alimentata dal silenzio delle istituzioni, che invece di rassicurare con atti concreti continuano a lasciare cittadini e famiglie in balìa delle voci di corridoio.
Un problema che riguarda tutti
In una città che è Capitale Italiana della Cultura 2025 già da nove mesi, il diritto alla sicurezza scolastica non può essere trattato come un argomento secondario. Servono risposte ufficiali, documenti chiari e decisioni immediate. Continuare a “tirare a campare” senza affrontare la questione significa mancare di rispetto a studenti, genitori e personale scolastico, oltre che mettere a rischio la serenità – e forse la salute – di migliaia di persone.

