Dopo 50 giorni di attese, polemiche e silenzi istituzionali, il Comune di Agrigento annuncia finalmente l’avvio delle lezioni per gli alunni del plesso “Luigi Pirandello”. Una vicenda che poteva essere risolta subito e che invece ha lasciato centinaia di famiglie nell’incertezza, con ipotesi di doppi turni e trasferimenti improvvisati.

Con una nota ufficiale, il portavoce del sindaco ha comunicato che le lezioni inizieranno regolarmente lunedì 15 settembre. Ma il contenuto della rassicurazione solleva più dubbi che certezze: secondo quanto riferito, l’anno scolastico partirà nei locali di via Acrone, già dichiarati inagibili, mentre solo in un secondo momento gli alunni verranno trasferiti nei locali delle Ancelle Ripatrici in via Pausania.

Il paradosso agrigentino

Tradotto: si inizia a fare scuola in un edificio inibito, per poi spostarsi altrove. Una soluzione che altrove sarebbe inaccettabile, ma che ad Agrigento viene presentata come “rassicurazione”. Viene da chiedersi: a che titolo il sindaco dichiara agibili locali che non lo sono? Esiste un verbale tecnico che ne certifichi la sicurezza? O si tratta dell’ennesima decisione politica che scavalca le competenze dei dirigenti e dei tecnici comunali?

50 giorni di attesa per arrivare al nulla

Se la soluzione era questa, perché le famiglie sono state tenute in sospeso per quasi due mesi? Perché si è preferito alimentare incertezza, lasciando genitori e studenti nel limbo dei doppi turni al Garibaldi, piuttosto che affrontare subito e con chiarezza la questione?

Il caso Pirandello è esploso alla fine di Luglio, quando l’edificio è stato dichiarato inagibile per problemi strutturali. Da allora, solo confusione: annunci, ipotesi mai concretizzate e totale assenza di programmazione.

Una gestione che lascia l’amaro in bocca

Oggi si tira un sospiro di sollievo solo a metà. Perché l’avvio delle lezioni è stato garantito, ma a costo di un paradosso che rischia di trasformarsi in beffa: studenti e docenti costretti a rientrare in un edificio inibito, in attesa di un trasferimento che chissà quando avverrà e con quali garanzie formali.

Se il sindaco e la sua giunta avessero preso coscienza del problema subito, le famiglie non avrebbero vissuto 50 giorni di ansie e incertezze. Ancora una volta, però, il prezzo dell’immobilismo politico lo pagano gli studenti di Agrigento.

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