Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani

San Benedetto del Tronto, provincia di Ascoli Piceno. 
Nel Comune marchigiano si tiene “Azzurra Libertà”, la convention di Forza Italia dedicata ai giovani, a cui partecipano molti big del partito. 
Tra loro, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.
Tanti gli invitati alla kermesse in qualità di ospiti, tra cui il leader di Azione Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo economico nei Governi Renzi e Gentiloni e oggi senatore che, da qualche tempo, sembra avere – per sua stessa ammissione – trovato diversi punti di convergenza con il partito di Silvio Berlusconi: la vocazione popolare e moderata e il sostegno all’Ucraina, per citarne solo alcuni.

Il leader di Azione, Carlo Calenda

Il fitto dialogo intrapreso con Forza Italia – ben accolto dallo stesso segretario nazionale Antonio Tajani, anche e soprattutto in previsione delle elezioni nelle Marche e a Milano –  sembra tuttavia aver subito una battuta d’arresto (nel migliore dei casi) o addirittura una brusca fine.
Proprio durante la convention forzista, Carlo Calenda si è trovato faccia a faccia con il presidente della Regione Siciliana e, senza troppi giri di parole, gli ha detto che “la Sicilia è da buttare”: un comportamento decisamente poco ortodosso da parte di un ospite, al di là della condivisibilità dell’affermazione.
Una frase che neppure il diretto interessato smentisce, seppure con qualche precisazione.
Renato Schifani, che ricopre anche il ruolo di presidente del Consiglio nazionale di Forza Italia, comprensibilmente, non l’ha presa bene e ha rinunciato al suo intervento.
“Mi ha offeso e lo ha fatto a casa mia”, ha commentato irritatissimo, rivendicando i risultati ottenuti a oggi, secondo cui la Sicilia, in termini di PIL,  sarebbe la Regione italiana maggiormente in crescita.
“Mi spiace che Renato Schifani si sia offeso – ha ribattuto Carlo Calenda – ma i siciliani sono vittime di un sistema clientelare, costoso e inefficiente nato con lo Statuto speciale”.

 

Leopoldo Piampiano, capogruppo di Forza Italia al Consiglio Comunale di Palermo
LA SOLIDARIETÀ DEL GRUPPO CONSILIARE DI FI AL COMUNE DI PALERMO AL PRESIDENTE RENATO SCHIFANI 

Di “attacchi inaccettabili” parla Leopoldo Piampiano, capogruppo di Forza Italia al Comune di Palermo. 
“Si tratta – afferma il consigliere – di parole offensive e fuori luogo, che appaiono tanto più gravi se pronunciate contro un presidente che sta guidando la nostra Regione con risultati concreti, riconosciuti dagli indicatori economici e occupazionali e apprezzati anche a livello nazionale”.
“A nome del Gruppo consiliare di Forza Italia al Comune di Palermo – dichiara  – esprimo la più convinta e sincera solidarietà al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, destinatario di un grave e ingiustificato attacco verbale da parte del senatore Carlo Calenda nel corso della Festa Nazionale dei Giovani di Forza Italia”.
“Il contesto scelto per esprimere quelle dichiarazioni, un momento di confronto e di entusiasmo dedicato ai giovani e al loro futuro – conclude – rende l’episodio ancora più deplorevole e dimostra una mancanza di rispetto istituzionale e politico verso la Sicilia e i siciliani”. 

Il segretario nazionale della Democrazia Cristiana Totò Cuffaro

LA QUERELLE  A DISTANZA TRA TOTÒ CUFFARO E CARLO CALENDA A COLPI DI CITAZIONI

Non si è fatto attendere il commento dell’ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro che, a seguito delle parole del leader di Azione, è intervenuto prendendo le difese di Renato Schifani. 
 “La saggezza – afferma – non si compra in Parlamento, per di più ricorrendo a dileggianti e gratuite semplificazioni nei confronti di una terra che gli ha permesso di diventare senatore della Repubblica, della cui complessità e ricchezza dovrebbe imparare a farsi carico in termini di conoscenza e di azione politica, più che di Azione, ma forse è chiedergli troppo…”. 
Totò Cuffaro suggerisce a Carlo Calenda di “emendare il suo saccente eloquio sulla Sicilia e sui siciliani” leggendo l’immaginario dialogo tra Giuseppe Garibaldi e Ippolito Nievo ne “Il quarantotto” di Leonardo Sciascia.
“Gli servirà – sottolinea – a recuperare la saggezza necessaria a comprendere che il popolo siciliano ha bisogno di essere conosciuto e amato in ciò che tace, nelle parole che nutre nel cuore e non dice”.
A stretto giro è arrivata la replica del senatore, che ha definito Totò Cuffaro “l’esempio della classe di parassiti che distrugge la Sicilia e affama i siciliani”.
“L’unica cosa che ha fatto verso il popolo siciliano – dice l’ex ministro – è sfruttarlo e, malgrado la condanna per favoreggiamento, non ha ancora il pudore di tacere e ritirarsi a vita privata”.
Anche Carlo Calenda si lascia andare al citazionismo, pescando nelle frasi più emblematiche di Giovanni Falcone.
“Del resto – commenta  – come diceva il magistrato, dove comanda la mafia, i posti nelle istituzioni vengono tendenzialmente affidati a dei cretini”.
La querelle a distanza – l’ennesima, va detto – tra Carlo Calenda e Totò Cuffaro si conclude, almeno per ora, con una nota del secondo, che si affida a Seneca per esprimere la propria distanza, umana e politica, dal primo.
“Iniuram qui facit, quam qui accipit turpior este”, cita il politico siciliano.
Ovvero: è più vergognoso chi fa l’offesa rispetto a chi la subisce.
“Insultare – sottolinea – non ti farà apparire né saggio, né capace: chi offende si disonora, chi subisce mantiene la dignità, e noi siciliani ne abbiamo da vendere”.
“Parlare tanto e produrre poco – osserva – costruendo palazzi di lamentele contro chi lavora davvero, sembra essere il tuo abito preferito: per me, il tipico comportamento da populista”. 

 

 

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