AGRIGENTO – “È tutto a posto con la Corte dei Conti”. Con queste parole il sindaco cerca di rassicurare i cittadini, minimizzando i rilievi che i giudici contabili hanno mosso sull’uso dei fondi per Agrigento Capitale della Cultura 2025.
Un déjà vu, che riporta la memoria a un altro “tutto a posto”: quello ripetuto quando venne arrestato il suo capo di gabinetto, Gaetano Di Giovanni, travolto dallo scandalo delle assunzioni pilotate nelle cooperative, delle tangenti e della aggiudicazione di gare truccate.

Le intercettazioni: “due del sindaco non sono entrati”

Dagli atti processuali emerge un quadro inquietante. Nelle conversazioni intercettate, Di Giovanni – soprannominato “Tano gnam gnam”, “panzone terribile”, “man bassa” – discuteva con i referenti delle cooperative di elenchi di personale da assumere.
In un passaggio cruciale si legge:

“Mi ha detto che gli è arrivata la voce che noi … abbiamo assunto una dipendente che non ha fatto il colloquio. Dice che è una cosa gravissima… in caso questa qua se non ha fatto il colloquio si deve togliere e si deve mettere una che già abbiamo assunto…”

“Facciamo come dicono loro così ci leviamo e andiamo licenziando persone. È inutile… perché vuol dire che tutti cento non li possiamo prendere e ne prendiamo settanta, pazienza!”

Il prosieguo della stessa intercettazione è ancora più chiaro:

“Massimo è tornato con la notizia che quello è tutto incazzato!! Gli avete stravolto l’elenco del personale per le assunzioni? … due del sindaco non sono entrati!!!”

Un riferimento diretto, inequivocabile.

Condanne e silenzi

Di Giovanni è stato condannato. Ma a distanza di tempo nessuna parola di scuse è mai arrivata dal sindaco, nonostante fosse lui a beneficiare – secondo gli inquirenti – di almeno due posti riservati nelle graduatorie concordate.
Anzi, oggi il primo cittadino torna a rassicurare tutti con la stessa formula: “va tutto bene”.

Un déjà vu che pesa

Agrigento continua a essere schiacciata da una gestione politica opaca, tra bilanci in rosso, fondi vincolati distratti e un’immagine compromessa da inchieste giudiziarie e rilievi contabili.
Eppure, chi avrebbe il dovere di rappresentare i cittadini, invece di assumersi responsabilità, continua a ripetere che “è tutto a posto”.

La domanda è inevitabile: se era “tutto a posto” anche quando il capo di gabinetto trafficava con le assunzioni, perché i cittadini dovrebbero crederci oggi?

Vicino a quale segreteria di onorevole si incontrano con DI GIOVANNI per pagare la tangente? nella intercettazione si parla delle assunzioni nelle cooperative