In piena emergenza idrica, mentre ad Agrigento interi quartieri restano senz’acqua per settimane e le famiglie sono costrette a rivolgersi alle autobotti private, arriva la proposta della presidente AICA: vendere acqua imbottigliata per fare cassa. Una mossa che stride fortemente con un impegno sottoscritto dal Comune sei anni fa, rimasto lettera morta: l’installazione di nove casette dell’acqua pubbliche, economiche e sostenibili, di cui oggi ne funziona soltanto una.

Il contratto del 2019 rimasto sulla carta

Con la determina dirigenziale n. 1679 del 27 agosto 2019, il Comune di Agrigento aveva affidato in concessione il servizio di installazione e gestione delle casette dell’acqua. L’iniziativa, salutata con entusiasmo, prevedeva acqua microfiltrata a un costo massimo di 0,06 euro al litro e nove postazioni distribuite in tutta la città:

  • piazza Don Bosco (Bibbiria),

  • largo La Scala (via XXV Aprile),

  • piazzale Vincenzo Donà (Campo sportivo),

  • piazza del Vespro (Villaggio Mosè),

  • via Gela (Villaggio Peruzzo),

  • via Belvedere (Giardina Gallotti),

  • via San Giuseppe (Montaperto),

  • via Alessio Di Giovanni (Fontanelle),

  • via Isola d’Elba (Monserrato),
    oltre a una casetta prevista a Villaseta, presso l’ex centro commerciale di via della Concordia.

Oggi, sei anni dopo, quelle casette non sono mai state realizzate. Solo una è stata attivata, lasciando il resto del progetto incompiuto.

La convenzione violata

Il contratto era chiaro: all’art. 2 della convenzione si stabiliva che “l’installazione delle casette dovrà avvenire entro e non oltre tre mesi dalla stipula della convenzione”

Un termine mai rispettato. Già nel 2020 il Movimento “Mani Libere”, con Giuseppe Di Rosa, aveva denunciato pubblicamente la mancata applicazione dell’accordo, chiedendo chiarimenti e documenti.

Il paradosso: acqua in bottiglia invece che acqua pubblica

Mentre i cittadini si arrangiano senza acqua potabile regolare nelle abitazioni, la presidente AICA propone di imbottigliare acqua per venderla come prodotto commerciale. Un’operazione che appare quantomeno contraddittoria: se davvero l’obiettivo è garantire un servizio alle famiglie e abbattere i costi, perché il Comune non ha mai preteso il rispetto dell’atto pubblico firmato nel 2019?

Sei anni di silenzi e promesse mancate

Le casette dell’acqua avrebbero potuto garantire:

  • risparmio economico per le famiglie,

  • acqua potabile a basso costo e a chilometro zero,

  • riduzione della plastica monouso e delle emissioni di CO₂.

E invece, a distanza di sei anni, nulla è cambiato. Il progetto è fermo, i cittadini sono ancora senza risposte e la città perde un’occasione concreta per fronteggiare la crisi idrica con uno strumento semplice e immediato.

Le responsabilità politiche

Il fallimento del progetto non è solo tecnico, ma politico. L’amministrazione guidata dal sindaco Francesco Miccichè non ha mai vigilato sull’attuazione della convenzione del 2019, lasciando cadere nel vuoto un impegno formale e vincolante.
Un atteggiamento che si aggiunge a una lunga lista di promesse mancate e che oggi condanna gli agrigentini a vivere l’ennesimo paradosso: senz’acqua nei rubinetti, senza casette funzionanti e con l’unica prospettiva di dover comprare acqua… imbottigliata.

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