Ad Agrigento si corre a tappare le buche solo dopo una tragedia. La morte di Marco Chiaramonti, rimasto vittima di un incidente stradale, ha improvvisamente trasformato la città in un cantiere di rappezzi. Eppure, come denunciato più volte dal progetto civico “Tutti insieme per una città normale”, il Comune aveva già in cassa 1,7 milioni di euro destinati alla viabilità e circa 400 mila euro dalle contravvenzioni stradali. Soldi mai spesi, nonostante gli esposti e gli appelli caduti nel vuoto LETTERA DENUNCIA PROCURA CORTE DEI CONTI ANAC SINDACO PRES CONSIGLIO CONSIGLIERI PREFETTO PRES REGIONE DEL 21.09.2025.
In queste ore, in viale Cannatello, gli operai sono stati visti tappare buche con sacchi di asfalto a freddo caricati su un furgone del Comune. Ma anche qui emerge l’improvvisazione: il prodotto utilizzato, secondo le sue stesse istruzioni tecniche, non dovrebbe essere applicato su superfici bagnate o a temperature inferiori ai 5°C. Le foto documentano invece interventi effettuati su manto stradale umido, con risultati che i cittadini conoscono bene: rappezzi che durano pochi giorni e poi si sgretolano.
Ancora una volta, quindi, non manutenzione ma maquillage: un rattoppo temporaneo, fatto in fretta e furia per mettere a tacere le polemiche dopo l’ennesima tragedia.
Il problema resta uno: non mancavano i soldi, è mancata la volontà politica di spenderli per la sicurezza dei cittadini. E oggi, dopo la morte di Marco, Agrigento si scopre improvvisamente “città sensibile”, quando sarebbe bastato programmare e realizzare interventi a regola d’arte per evitare rischi e dolore.
La domanda è inevitabile: quante altre vite dovranno spezzarsi prima che il Comune usi davvero quei fondi per garantire strade sicure?
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