Meno “spettacolare” di quanto messo in scena domenica scorsa per l’anniversario della uccisione del giudice beato Rosario Livatino, ma tanta, tantissima sostanza. Si è svolta questa mattina, in un clima di sobria riconoscenza e rispetto, la tradizionale cerimonia di ricordo del Giudice Antonino Saetta e del figlio Stefano. Con la deposizione della corona d’alloro sulla Stele eretta sul luogo di quell’atroce fatto di sangue, lo Stato ha voluto ricordare al meglio quel martire. Un uomo integerrimo, custode della legalità che pagò insieme al figlio per queste sue doti. Alla cerimonia ha preso parte il Prefetto di Agrigento Salvatore Caccamo, il sindaco di Canicattì Vincenzo Corbo, i familiari di Saetta, le forze di Polizia della provincia e i vertici Anas, rappresentati dal responsabile di struttura territoriale Sicilia, Nicola Montesano. Il 25 settembre 1988, Antonino Saetta, Presidente della I sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, venne assassinato insieme al figlio Stefano sulla SS 640 Agrigento-Caltanissetta. L’agguato venne eseguito mentre padre e figlio tornavano dal battesimo di un nipote, in quel di Canicattì.

L’agguato scattò il 25 settembre 1988 sulla Ss 640

La loro autovettura venne affiancata da una BMW, sulla quale viaggiavano i killer. Erano in due e spararono 47 colpi, senza dare scampo ai Saetta. Il giudice doveva pagare per quanto aveva fatto contro la mafia alcuni giorni prima, depositando le motivazioni della sentenza d’Appello per il cosiddetto “caso Basile”. Una sentenza che non diede margini di manovra agli imputati che non perdonarono quel giudice così integerrimo. Un uomo di giustizia che, come Livatino, aveva fatto della discrezione la propria stella cometa nell’adempimento del proprio servizio. Due simboli di legalità, dalla mediaticità postuma assai differente, da ricordare sempre in una terra ancora ammorbata dalla cappa della criminalità organizzata, capace di influenzare troppi spazi della società civile. Cerimonie come quella di poche ore fa, servono sempre a ricordare soprattutto ai giovani, che lo Stato onora chi ha pagato con la vita, la propria voglia di giustizia vera. 

Autore