Ricorre domani l’undicesimo anniversario dalla morte dei fratelli Carmelo e Laura Mulone, di 9 e 7 anni, morti nella riserva naturale Macalube di Aragona. Era il 27 settembre 2014 e l’Italia assistette attonita a una delle più immani tragedie mai avvenute. Quel giorno i bambini furono travolti da un’ondata di fango mentre facevano una passeggiata insieme al padre. L’uomo rimase anch’esso sepolto dalla colata di fango e terra, ma si salvò. Inutile il tentativo suo e dei soccorritori di strappare i bambini a una fine atroce e assurda. Una tragedia che è rimasta senza alcun colpevole, almeno per la giustizia italiana. Ma qualcosa la giustizia italiana lo ha sancito: “L’unica condotta che avrebbe potuto evitare, con certezza, la morte dei minori Mulone sarebbe stata la definitiva chiusura della riserva delle Macalube. Un approccio prudenziale, stante l’acclarata situazione di pericolo legata al possibile manifestarsi di un violento fenomeno parossistico coinvolgente la collina del vulcanelli, avrebbe dovuto indurre a circoscrivere tutta l’area con l’ovvia conseguenza che la stessa non sarebbe stata più fruibile al pubblico. Ma gli imputati Domenico Fontana e Daniele Gucciardo (direttore e operatore della riserva) non avevano il potere di adottare la chiusura. Di prender cioè una decisione destinata ad alterare irreversibilmente la finalità istitutiva della riserva”. Lo scrisse la Corte di appello di Palermo, presieduta da Michele Calvisi, nelle motivazioni della sentenza con la quale nel marzo dello scorso anno, a dieci dalla disgrazia, furono assolti dall’accusa di omicidio colposo dei due fratellini l’allora direttore Domenico Fontana ed ex presidente di Legambiente (condannato in primo grado a 6 anni) e l’operatore della riserva Daniele Gucciardo (5 anni e 3 mesi in primo grado). La corte confermò  l’assoluzione in primo grado emessa dal Tribunale di Agrigento, del funzionario della Regione, Francesco Gendusa, stabilendo che nessuna responsabilità civile ci fosse da parte di Legambiente.

Nessun condannato, ma tante perplessità dei giudici sull’uso dell’area

Scrissero ancora i giudici: “né la legge né la complessa organizzazione in materia di protezione civile né il contratto di assunzione” dava ai due il potere di prendere un provvedimento del genere. “D’altronde – aggiunsero i magistrati palermitani – se l’istituzione della Riserva era finalizzata alla fruizione dell’area, una decisione di definitiva chiusura al pubblico del sito o avrebbe dovuto essere presa a monte, prima dell’affidamento della gestione a Legambiente o avrebbe dovuto formare oggetto, all’esito di una preventiva opera di accertamento delle fonti di pericolo presenti nel territorio di provvedimenti pubblicistici che non rientravano nella sfera di disponibilità di entrambi gli imputati”. A essere condannati al dolore eterno sono stati i genitori dei piccoli, ai quali anche Papa Francesco rivolse attenzioni, incontrandoli di persona. Oggi la riserva è aperta, dopo 10 di anni di sequestro, sempre gestita da Legambiente. Il luogo del disastro è off limit. Carmelo oggi avrebbe 20 anni, la sorellina sarebbe maggiorenne. Lo sono nel cuore di tutti noi, alla faccia di una tragedia molto probabilmente evitabile.  

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