Mentre in queste ore a Palazzo dei Giganti si consuma il giuramento dei nuovi assessori della giunta Miccichè, ad Agrigento va in scena quella che possiamo definire una vera e propria porcheria istituzionale senza precedenti negli annali del Comune. DETERMINAZIONE+SINDACALE+91-2025

A sancire l’uscita di scena dell’assessore Costantino Ciulla non è stato un atto politico trasparente, né un confronto civile: la revoca del suo incarico è stata notificata tramite messo comunale, quasi come se si trattasse di una sanzione burocratica e non della conclusione di un mandato istituzionale.

Un gesto che offende non soltanto Ciulla, ma l’intera città, perché trasmette l’idea che un assessore possa essere trattato come un pacco da recapitare o, peggio, come “un animale da tenere lontano”. Un trattamento che manca totalmente di rispetto alla persona e alla funzione pubblica, che fino a ieri rappresentava l’amministrazione comunale davanti ai cittadini.

Il rimpasto di giunta ha già fatto discutere, segnando l’uscita di figure politiche di rilievo e l’ingresso di nuovi nomi, tra cui quelli di Riccardo Accurso Tagano e Salvatore Montalbano. Ma la modalità con cui è stata consumata la sostituzione di Ciulla lascia una ferita profonda, perché va ben oltre la normale dialettica politica: è la fotografia di una gestione che antepone la logica del potere al rispetto delle persone.

Il sindaco Francesco Miccichè, che per legge ha la facoltà di revocare gli assessori in qualsiasi momento, avrebbe potuto farlo con una comunicazione diretta e motivata, dando almeno atto del lavoro svolto e preservando la dignità istituzionale. Invece, ha scelto la strada più fredda e umiliante, proprio mentre i nuovi assessori prestavano giuramento.

Agrigento, già provata da crisi idriche, servizi allo sbando e conflitti politici interni, oggi aggiunge alla lista delle sue contraddizioni un nuovo triste primato: la revoca notificata da un messo comunale a un assessore in carica, nel bel mezzo della cerimonia di insediamento dei successori.

Un fatto che resterà come uno dei momenti più bassi della storia politica cittadina e che solleva domande non solo sul merito delle scelte del sindaco, ma anche sul metodo con cui vengono portate avanti.

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