Agrigento torna al centro delle polemiche per l’ennesimo scempio ai danni di un bene vincolato. Dopo la vicenda del novembre 2024, quando denunciammo l’uso di chiodi sulle pareti del Palazzo San Domenico, oggi l’atrio del palazzo comunale — edificio monumentale tutelato — si presenta imbrattato da installazioni artistiche che hanno inciso in maniera definitiva le mura e il pavimento.

Le “stelle” che bruciano il patrimonio

Le immagini parlano chiaro: stelle realizzate con fil di ferro e combustione, fissate e “bruciate” direttamente su intonaci e superfici in pietra. Una scelta che non solo appare discutibile sul piano estetico e culturale, ma che costituisce una vera e propria manomissione di un bene sottoposto a vincoli storici e architettonici.
L’atrio del palazzo, cuore della sede comunale, è stato trasformato in una scenografia che porta con sé un danno irreversibile, oscurando il valore storico dell’edificio con tracce nere e bruciature che resteranno come cicatrici.

Chi ha autorizzato?

La domanda che si pongono cittadini e associazioni è sempre la stessa: chi ha autorizzato queste operazioni su un bene monumentale?
Il Codice dei Beni Culturali (D.Lgs. 42/2004) è chiarissimo: qualsiasi intervento che modifichi l’aspetto di un immobile vincolato richiede l’autorizzazione preventiva della Soprintendenza. Non risultano, però, segnalazioni pubbliche di autorizzazioni in tal senso.
Se fosse confermato che l’operazione sia avvenuta senza permessi, ci troveremmo davanti a un reato che non può restare impunito.

La Soprintendenza ancora assente

Come già accaduto lo scorso anno, la Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento resta silente. Nessun controllo, nessun intervento, nessuna presa di posizione. Eppure si tratta di un episodio lampante, visibile a chiunque entri nella sede del Comune, cuore amministrativo e culturale della città.

Un Comune distratto

L’amministrazione comunale, dal canto suo, si fa promotrice di eventi ed esposizioni in vista di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, ma lascia che proprio i luoghi simbolo della città vengano deturpati. È paradossale che in nome della “promozione culturale” si finisca per offendere e compromettere il patrimonio che dovrebbe essere il primo a essere protetto e valorizzato.

Le domande inevase

  • Chi ha firmato l’autorizzazione per realizzare queste stelle sulle mura e sui pavimenti del Palazzo San Domenico?

  • Perché non si è optato per soluzioni alternative e rispettose, come pannelli mobili o supporti temporanei?

  • Dove sono la Soprintendenza e le istituzioni preposte al controllo?

Un appello

Agrigento non può più tollerare simili follie artistiche travestite da cultura. Serve un intervento immediato della Soprintendenza, con la denuncia e la condanna di chiunque abbia permesso o avallato questo scempio.
Il Palazzo San Domenico non è una tela bianca da usare come laboratorio, ma un monumento che appartiene alla storia e alla memoria della città.

Se Agrigento vuole davvero essere Capitale della Cultura 2025, deve dimostrarlo con i fatti, a partire dal rispetto assoluto dei propri beni storici.

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