Editoriale di Giuseppe Di Rosa

Il “caso Fratelli d’Italia” ad Agrigento è cominciato con una revoca recapitata dal messo comunale all’assessore Costantino Ciulla: un’umiliazione politica senza precedenti, il gesto che ha aperto una frattura insanabile.

Da quel giorno, la crisi si è allargata: Miccichè che finge normalità, Fratelli d’Italia che congela gli assessori, i consiglieri che non nascondono più il malumore, fino all’intervento dell’assessore regionale Giusi Savarino, chiamata a ricucire una tela ormai strappata.

Ma il punto vero non è solo la rimozione di Ciulla. È l’emergere, ancora una volta, del ruolo di Roberto Di Mauro, sindaco ombra di Agrigento, capace di condizionare scelte, equilibri e destini. È stato lui, insieme a Miccichè, a confezionare un assist clamoroso: un passaggio degno di Platinì, ma non per la propria squadra, bensì per l’avversario.

E l’avversario si chiama Lillo Pisano. Da uomo ombra a centravanti titolare, oggi ha infilato la rete più facile, con la complicità della Savarino: un gol da Paolo Rossi che cambia la partita.

La sintesi è chiara: Miccichè e Di Mauro hanno fatto il gioco di Pisano, e a decidere è stata la politica con le sue regole. Quelle stesse regole che avevamo anticipato e che oggi si sono materializzate sotto gli occhi di tutti.

Agrigento resta con una giunta sfasciata, un sindaco delegittimato e “un consiglio comunale sospeso tra bilanci da mille pagine impossibili da leggere e ipotesi di sfiducia” Ma una cosa è ormai lampante: questa città non può più permettersi né sindaci fantasma né sindaci ombra.

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