Dopo due giorni di chiusura, questa mattina operai e mezzi sono entrati in azione su via Aviere Giovanni Volpe, la bretella che collega via XXV Aprile a via Dante e al viadotto Akragas, bloccata a causa del fango e dei detriti lasciati dall’ultimo temporale.
La strada, vitale per il collegamento con un’area ad alta densità commerciale, tornerà percorribile nelle prossime ore. I commercianti tirano un sospiro di sollievo, ma la rabbia resta.
Il problema non è la pioggia in sé, ma l’assenza di un piano strutturale: quel tratto si allaga puntualmente ad ogni temporale da decenni, e le immagini di caditoie ostruite e carreggiate piene di terra lo confermano. Mai un progetto serio di prevenzione del dissesto idrogeologico è stato messo in campo dalle amministrazioni che si sono succedute, e ogni volta la città si ritrova paralizzata per giorni.
Il paradosso è che per liberare la strada sono bastate poche ore di lavoro con pale e mezzi leggeri. E allora la domanda sorge spontanea:
c’era davvero una strada più strategica di via Aviere Volpe a cui dare priorità ieri, lasciando per due giorni chiusa un’arteria così centrale per il commercio e la mobilità cittadina?
La riapertura ridarà respiro a decine di attività tra via XXV Aprile, via Dante e via Manzoni. Ma senza un intervento strutturale che metta in sicurezza la bretella, il copione rischia di ripetersi al prossimo acquazzone.

