Le dichiarazioni del sindaco Francesco Miccichè, diffuse dopo la fuoriuscita di Fratelli d’Italia dalla giunta comunale, suonano come l’ennesima beffa per Agrigento.
Miccichè prova a rassicurare parlando di “armonizzazione amministrativa” e di “fisiologici assestamenti”, come se la clamorosa cacciata dell’assessore Costantino Ciulla – notificata addirittura da un messo comunale – fosse un normale atto di gestione. Un episodio che invece la dice lunga sullo stile con cui il sindaco ha governato in questi anni: senza confronto, senza rispetto e con metodi che hanno umiliato le persone.
Il primo cittadino ribadisce ancora una volta di avere la “mentalità del medico”, di guardare i cittadini “negli occhi” e di rifuggire protagonismi. Ma viene spontaneo chiedersi: anche nei cinque anni di disamministrazione che hanno ridotto Agrigento allo stato in cui versa oggi, ha usato la stessa mentalità?
-
Quando la città restava senz’acqua per settimane(nelle accuse della procura si dice che era un fatto strumentale).
-
Quando i bambini disabili vedevano tagliate le ore di assistenza.(lo stanno ancora facendo)
-
Quando i SUV del Comune venivano acquistati con i fondi della solidarietà sociale.
-
Quando venivano ignorati degrado urbano, strade crollate, caditoie otturate, bilanci da mille pagine presentati all’ultimo minuto.
Il sindaco, poi, respinge con forza l’accusa che le decisioni siano state prese “fuori dalle stanze del Comune”. Ma proprio lui osa smentire questo? Proprio lui, che ha governato come un sindaco sotto tutela, condizionato da logiche esterne, da un sistema di potere più grande di lui?
La verità è che l’uscita di Fratelli d’Italia non è un semplice “assestamento fisiologico”: è la certificazione del fallimento di un’esperienza politica segnata da arroganza, incapacità e delegittimazione.
Miccichè può ripetere quanto vuole di essere un medico prestato alla politica. Ma ad Agrigento, dopo cinque anni di malgoverno, il paziente è la città e la diagnosi è una sola: disastro conclamato.
E oggi, davanti agli agrigentini, resta una certezza che non si può più ignorare: questa città non può più permettersi né sindaci fantasma né sindaci ombra.

