Dalle piazze semivuote alla strumentalizzazione delle scuole: quando la politica usa gli studenti per fare numero
Le piazze vuote, le polemiche piene
Solo pochi giorni fa, davanti al Comune di Agrigento, si è tenuta la manifestazione dell’area progressista contro l’amministrazione comunale.
Il risultato? Appena poche decine di persone in piazza.
Un flop di partecipazione che lo stesso Report Sicilia aveva documentato nell’articolo “Poche decine di persone in piazza per la protesta dell’area progressista”.
I presenti — una cinquantina appena — rappresentavano i partiti del centrosinistra, molte associazioni e sigle di ogni genere. Tante parole, pochi fatti.
Le stesse forze politiche che allora non sono riuscite a mobilitare i cittadini per protestare contro i disastri veri della città — acqua, rifiuti, strade, abusivismo edilizio, servizi sociali tagliati — oggi si riscoprono improvvisamente attive… ma contro una preside.
Il caso del Liceo Leonardo
La dirigente scolastica del Liceo Scientifico Leonardo, Patrizia Pilato, ha applicato il regolamento d’istituto — approvato dagli organi collegiali — che prevede sanzioni per assenze collettive non giustificate.
Una norma chiara: chi diserta in massa senza preventiva comunicazione scritta firmata dai genitori, viene richiamato.
Nulla di straordinario, nulla di politico.
Eppure, da giorni, deputati, partiti, sindacati e associazioni si sono scatenati, accusando la dirigente di autoritarismo e arrivando persino a parlare di “violazione della libertà di espressione”.
La Preside, in un comunicato durissimo, ha chiarito:
“La scuola è un’istituzione della Repubblica e il suo funzionamento non può prescindere dalla legalità e dall’imparzialità.
Le sanzioni sono previste dal regolamento e non hanno alcuna connotazione politica.”
— Dott.ssa Patrizia Pilato, Dirigente Scolastica del Liceo Leonardo
Quando la scuola diventa una piazza politica
La domanda è semplice: dove erano tutti questi “difensori della libertà” solo pochi giorni fa, quando in piazza per Agrigento non c’era nessuno?
Dove erano quando la città protestava per l’acqua(come dice la procura fatta mancare di proposito), per il degrado, per la distruzione della Villa del Sole, per i disabili senza servizio ASACOM, per i cantieri eterni e le strade abbandonate?
Allora, le piazze erano vuote.
Oggi, invece, la stessa rete di sigle politiche e associative strumentalizza le scuole per fare numero, trasformando un normale provvedimento disciplinare in una battaglia ideologica.
Una mossa utile solo a creare consenso, non a difendere i diritti.
La lezione vera la dà la scuola
Il ruolo della scuola è quello di educare, non di assecondare le piazze.
La preside Pilato, applicando il regolamento, ha ricordato ai suoi studenti che la libertà non è arbitrio e che ogni diritto si esercita nel rispetto delle regole comuni.
Chi voleva partecipare alla manifestazione poteva farlo in modo responsabile, presentando una comunicazione preventiva firmata dai genitori.
Non è accaduto.
Ecco allora che la sanzione non è un atto di censura, ma una lezione di educazione civica:
la scuola insegna che la democrazia funziona solo quando si rispettano le regole.
Due pesi, due misure
Ad Agrigento si dorme sonni tranquilli davanti a abusi edilizi, servizi pubblici disastrosi, sprechi di denaro e quartieri nel degrado, ma ci si risveglia furiosi per una nota disciplinare scritta nel rispetto delle norme.
È il paradosso agrigentino: si ignora la sostanza e si fa battaglia sulla forma.
Oggi le scuole vengono usate per fare quello che la politica non riesce più a fare da sola: riempire le piazze.
Ma gli studenti meritano di più. Meritano una scuola che insegni loro a pensare, non a schierarsi.
E se a qualcuno dà fastidio una Preside che applica le regole, forse è perché in questa città la legalità è diventata scomoda.
E forse, la verità finale è questa:
molti di quelli che oggi manifestano per Gaza non possono permettersi di manifestare contro chi gli finanzia i progetti — specie se quei soldi arrivano da Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025.

