Agrigento, 7 ottobre 2025 – La tragedia che ha spezzato la vita di Marco Chiaramonti, caduto con il suo scooter in un tratto stradale di viale Emporium, continua a far emergere questioni sacrosante: se ancora oggi si eseguono rilievi tecnici per chiarire la dinamica, non è affatto banale attribuire la responsabilità a una sola causa — e questo scenario diventa gravemente rilevante considerando che il Comune poteva (e, secondo alcune segnalazioni, doveva) intervenire prima con manutenzioni preventive.
Ora, a movimentare ulteriormente la vicenda, è l’avvio di un’istruttoria regionale proprio sull’uso dei fondi stradali comunali, segnalato dal movimento civico “Tutti insieme per una città normale”.
L’istruttoria regionale: 1,7 milioni vincolati che “giacevano”
Secondo l’articolo di Report Sicilia, l’Assessorato regionale delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica ha aperto una verifica ufficiale sull’amministrazione agrigentina, su impulso di un esposto presentato dall’associazione “Nuovo Millennio” – che fa parte del progetto civico “Tutti insieme per una città normale”.
La denuncia sostiene che oltre 1,7 milioni di euro, vincolati nei bilanci comunali per la manutenzione delle strade e della rete idrica, non siano stati adeguatamente utilizzati per gli interventi urgenti di riparazione delle buche e il consolidamento delle arterie cittadine.
Nel dettaglio:
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440.000 € provenienti dalle sanzioni al Codice della Strada (art. 208 CdS), riservati per manutenzione e sicurezza stradale;
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90.000 € trasferiti dallo Stato per la viabilità straordinaria;
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1.171.648,69 € destinati (in esercizi 2019/20) alla manutenzione della rete idrica, la cui degradata condizione può contribuire al deterioramento del manto stradale.
Nonostante queste risorse “vincolate”, il Comune avrebbe speso finora soltanto 92.754,22 €: 35.674,70 € per segnaletica e transenne, 57.079,52 € per automezzi di servizio. Tali spese, per quanto legittime, sono ritenute insufficienti per garantire miglioramenti reali alla viabilità e alla sicurezza stradale.
L’istruttoria chiede ora al sindaco e all’amministrazione comunale di fornire chiarimenti entro venti giorni sulle “presunte irregolarità segnalate”.
Le autorità coinvolte includono Prefettura, Procura della Repubblica, Corte dei Conti e ANAC, come destinatari dell’esposto-denuncia.
Tra rilievi e responsabilità: perché il dubbio pesa
Il fatto che gli inquirenti argomenti ancora oggi con rilievi tecnico-peritali la caduta di Chiaramonti – ossia non si abbia certezza sulla dinamica e sulle cause – è significativo. Se fosse dimostrato che la buca fosse stata effettivamente la causa, ciò potrebbe configurare una responsabilità diretta della gestione urbana. Ma se, come è possibile, emergessero fattori concorrenti (velocità del mezzo, condizioni dell’olio/assetto, scarsa visibilità, ostacoli imprevisti), il tema non si ridurrebbe all’elemento stradale. In ogni caso, rimarrebbe l’interrogativo centrale: perché, pur disponendo di fondi, l’amministrazione non aveva garantito la messa in sicurezza preventiva?
Con l’avvio dell’istruttoria regionale, le ombre che già gravavano sul Comune assumono una forma istituzionale: non più solo polemiche civiche e reclami di cittadini, ma una verifica ufficiale sulle pratiche contabili e sui criteri di spesa. Se emergeranno omissioni nella destinazione delle somme vincolate, potrebbero scattare responsabilità amministrative, contabili e perfino penali.
Le richieste del progetto civico
Il movimento “Tutti insieme per una città normale”, tramite il suo referente Giuseppe Di Rosa, solleva tre richieste centrali:
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Accertare se l’amministrazione abbia omesso l’utilizzo delle somme vincolate – in violazione dell’art. 208 del Codice della Strada e del Decreto Legislativo 118/2011;
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Individuare responsabilità amministrative, contabili e penali di dirigenti e amministratori comunali;
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Ripristinare la legalità contabile, finalmente impiegando quei fondi per la manutenzione effettiva delle strade.
Di Rosa ha dichiarato: «Le strade sono un colabrodo e i fondi restano fermi nei cassetti del Comune o vengono dirottati su altre spese. Non si può continuare a mettere a rischio i cittadini mentre le risorse inutilizzate restano lì».
Un crocevia decisivo per Agrigento
La morte di Chiaramonti ha acceso un faro sulle condizioni della viabilità urbana, sul rapporto tra denaro pubblico e priorità amministrative, e sulla responsabilità civile e politica delle istituzioni. L’istruttoria regionale apre un capitolo che potrebbe portare a svelamenti importanti: è possibile che si scopra che la buca c’entri solo in parte con la tragedia, ma anche che quanto non era stato fatto prima (manutenzioni, controlli, impiego dei fondi vincolati) abbia contribuito a creare il contesto per un esito tragico.
La città ha il diritto di pretendere che le istituzioni (Comune, Regione, Autorità giudiziarie) conducano questa verifica fino in fondo, senza sottrarsi alla trasparenza e alla responsabilità. Ciò che accadrà nei prossimi giorni – le risposte richieste entro venti giorni, i documenti contabili resi pubblici, le eventuali sanzioni – definirà il confine tra la retorica della “fatalità” e la concreta presa d’atto delle colpe e delle omissioni.

