Dopo anni di denunce da parte di Mareamico Agrigento, inizieranno le ricerche sottomarine per individuare munizionamento e materiali pericolosi usati durante le esercitazioni militari.


Finalmente, dopo decenni di battaglie civiche e ambientali, inizieranno nelle prossime settimane le indagini di ricerca e identificazione del munizionamento impiegato durante le esercitazioni di tiro nel tratto di mare antistante il poligono di Drasi, ad Agrigento.

L’operazione sarà condotta mediante l’impiego del mezzo Neptune 1 dell’impresa Geonautics, specializzata in rilievi e bonifiche subacquee. Si tratta di un passo importante verso la messa in sicurezza di un’area che da 67 anni è teatro di attività militari che hanno lasciato sul fondale marino ogive, proiettili e residui metallici potenzialmente pericolosi.


Un mare contaminato da decenni di esercitazioni

Dal 1958, nel poligono di Drasi vengono effettuate esercitazioni a fuoco verso il mare. I colpi esplosi — principalmente proiettili di artiglieria — finiscono regolarmente in mare, depositandosi sul fondale e creando un grave rischio di inquinamento ambientale e contaminazione da metalli pesanti.

Mareamico Agrigento, guidata da Claudio Lombardo, denuncia questa situazione da anni, chiedendo controlli sistematici e bonifiche per garantire la sicurezza dei bagnanti e la tutela dell’ecosistema marino.

L’associazione aveva anche documentato la presenza di frammenti di ordigni e ogive ritrovate lungo le coste e nei fondali limitrofi, come quello mostrato nella foto diffusa oggi: un reperto metallico pesantemente corroso ma riconducibile al munizionamento impiegato nelle esercitazioni.


La Commissione sull’uranio impoverito: l’allarme già nel 2017

La Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, giunta ad Agrigento nell’aprile del 2017, aveva già segnalato la pericolosità del poligono di Drasi, sottolineando l’urgenza di verifiche ambientali e sanitarie.
Da allora, tuttavia, poco è stato fatto — fino ad oggi.


Mareamico: “Una vittoria per l’ambiente e per la verità”

«Finalmente qualcosa si muove», ha dichiarato Mareamico Agrigento. «Sono decenni che denunciamo l’inquinamento prodotto dalle esercitazioni militari a Drasi. Speriamo che questa indagine sia l’inizio di un percorso di trasparenza e bonifica reale, perché il mare di Agrigento non può più essere usato come un poligono di tiro».


Le operazioni di rilievo e recupero, che dureranno diverse settimane, consentiranno di mappare i fondali e identificare eventuali ordigni residuati bellici, in vista di future bonifiche.
Un primo passo per restituire al mare di Agrigento la dignità che merita.

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