Sono passati esattamente 3.131 giorni — oltre otto anni e mezzo — da quel 16 marzo 2017, quando fu chiuso al traffico il viadotto Akragas, una delle infrastrutture stradali più importanti e strategiche della città di Agrigento. Da allora, il tempo sembra essersi fermato: il ponte è rimasto lì, chiuso, mutilato, inaccessibile. Una ferita aperta nel cuore della città.

Ma ciò che pesa oggi più delle impalcature arrugginite e dei lavori a rilento è il silenzio totale delle istituzioni, a cominciare dal Comune di Agrigento, mai autore di una parola pubblica contro ANAS.

Né Firetto, né Miccichè: otto anni di silenzio politico

Dal 2017 ad oggi si sono succedute due amministrazioni comunali: quella guidata da Lillo Firetto (fino al 2020) e quella attuale del sindaco Francesco Miccichè, in carica dal 2020 e già assessore proprio nella giunta Firetto fino al 2018.

Eppure, in questo lungo periodo, nessuno dei due sindaci ha mai avviato un confronto pubblico, una diffida, una pressione reale su ANAS, l’ente responsabile dell’infrastruttura, per accelerare la riapertura del viadotto.

Nessuna interrogazione, nessuna lettera aperta, nessuna richiesta ufficiale pubblica. Solo silenzio.

Eppure a Genova…

Il paragone è impietoso: a Genova, dopo il crollo del Ponte Morandi nel 2018, in appena 12 mesi è stato costruito da zero un nuovo viadotto. A Agrigento, dopo 8 anni, un ponte esistente non è ancora stato riaperto.
Una vergogna nazionale che nessuno ha avuto il coraggio di denunciare con la necessaria forza.

Una città danneggiata sotto ogni aspetto

Le conseguenze della chiusura del viadotto Akragas sono devastanti:

  • Isolamento viario per interi quartieri della città;

  • Perdita di valore immobiliare nelle aree circostanti;

  • Calo del fatturato e chiusura di attività commerciali che vivevano di passaggio e visibilità;

  • Traffico congestionato sulle vie alternative;

  • Aumento dei tempi di percorrenza, disagi per studenti, lavoratori e famiglie.

Tutto questo, senza un solo piano di compensazione, ristoro o strategia alternativa da parte del Comune.

ANAS continua a rinviare, il Comune guarda altrove

Nel frattempo, ANAS ha continuato ad annunciare, rinviare, modificare progetti, senza mai fornire un cronoprogramma vincolante né una data certa di riapertura.
E il Comune? Occupa il tempo con comunicati autocelebrativi, nastri da tagliare e conferenze stampa sui grandi eventi, ma non ha mai avuto il coraggio di puntare il dito contro i ritardi che stanno uccidendo lentamente Agrigento.

Il conto lo pagano i cittadini

A pagare tutto questo, da 3.131 giorni, sono i cittadini agrigentini.
Pagano in termini di tempo, di soldi, di dignità.
Pagano per un ponte chiuso, per una politica assente, per una città sempre più isolata.


Chi ha taciuto per anni davanti a questa ferita urbana non può oggi ergersi a promotore di rinascite culturali o eventi internazionali.
Chi ha governato in silenzio mentre Agrigento si spegneva, dovrebbe chiedere scusa — non consensi.

Autore