AGRIGENTO – È trascorsa una settimana dall’incendio che nella notte tra il 5 e il 6 ottobre ha distrutto le autovetture dell’ex assessore comunale Costantino Ciulla e della moglie, eppure dalla città e dalle istituzioni continua a regnare un silenzio imbarazzante.
Un episodio grave, che per modalità e tempismo appare come un chiaro gesto intimidatorio, ma che ad Agrigento sembra non aver scosso nessuno.
Le parole (fredde) del sindaco
L’unico commento ufficiale è arrivato dal sindaco Francesco Miccichè, che si è limitato a pubblicare sul proprio profilo Facebook una dichiarazione stringata:
“Esprimo piena solidarietà e vicinanza all’ex assessore comunale Costantino Ciulla e alla sua famiglia.
Durante la notte, due auto di sua proprietà sono state coinvolte in un episodio che ha causato un incendio.
Auspico che si faccia al più presto chiarezza su quanto accaduto.”
Tre righe di circostanza, prive di ogni trasporto umano o politico, un messaggio freddo e distaccato, che più che solidarietà sembra sancire una presa di distanza.
Nessun comunicato stampa del Comune, nessuna conferenza, nessuna parola di condanna forte contro un gesto che, se confermato doloso, sarebbe un fatto di gravità assoluta.
Ciulla, cinque anni da protagonista in giunta
Costantino Ciulla non è stato un assessore qualunque: per cinque anni è stato uno dei pilastri della giunta Miccichè e punto di riferimento del partito della premier Giorgia Meloni ad Agrigento.
Con il suo deputato di riferimento ha portato in città artisti e grandi eventi musicali nazionali, contribuendo a dare visibilità alla città senza gravare sul bilancio comunale.
È stato tra i pochi a fare cultura vera, a generare partecipazione, a produrre risultati senza chiedere spese aggiuntive.
Eppure, oggi, dopo il rogo, la città che ha beneficiato del suo lavoro sembra averlo dimenticato in fretta.
Solidarietà dal partito, ma non dal Comune
Diversamente dal Comune, Fratelli d’Italia ha espresso solidarietà piena e vicinanza politica e personale a Costantino Ciulla.
Parole chiare sono arrivate dai vertici provinciali e regionali del partito, che hanno condannato il gesto e chiesto che si faccia rapidamente luce sull’accaduto, riconoscendo all’ex assessore un ruolo di primo piano nel percorso di crescita del partito in città.
Un contrasto netto con il silenzio dell’amministrazione comunale, che sembra voler dimenticare troppo in fretta chi, fino a pochi giorni prima della revoca, era parte integrante della squadra di governo.
Il Comune guarda altrove
Intanto, Palazzo dei Giganti pensa già al “Mandorlo in Fiore 2026”.
Si programmano spese e iniziative, si celebrano eventi, mentre un atto che avrebbe dovuto scuotere la coscienza della città viene trattato come un episodio marginale.
Una città che si autodefinisce “Capitale della Cultura”, ma che si mostra incapace di una cultura del rispetto e della solidarietà, anche di fronte a un possibile atto intimidatorio.
La solitudine di Ciulla e il silenzio di Agrigento
A sette giorni dai fatti, Ciulla resta solo, circondato da silenzi e reticenze.
Solo davanti a un’amministrazione che non trova il coraggio di parlare, solo davanti a una città che preferisce dimenticare, solo davanti a una comunità politica che sembra più preoccupata di mantenere le apparenze che di difendere uno dei suoi.
Agrigento continua a dimostrarsi capitale della cultura solo sulla carta, incapace di reagire, incapace di indignarsi.
Perché qui, come sempre, tutti sanno, ma nessuno parla.
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Report Sicilia continuerà a seguire da vicino l’evoluzione dell’inchiesta e a chiedere trasparenza e verità, perché il silenzio, in certi casi, è la forma più sottile di complicità.

