L’Assemblea Regionale Siciliana si prepara a discutere una riforma che potrebbe segnare un punto di svolta nella storia del Parlamento dell’Isola: l’abolizione del voto segreto. Una proposta che trova il pieno appoggio dei partiti di maggioranza che sostengono il governo guidato dal Presidente Renato Schifani e che, secondo il presidente del gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana, on. Carmelo Pace, rappresenta «una scelta di civiltà e di trasparenza, un atto di rispetto verso i cittadini siciliani».
«Con il voto palese – dichiara Pace – si mette fine all’era dei giochetti di palazzo e degli inciuci che, troppo spesso, hanno condizionato le decisioni dell’Aula. È arrivato il momento in cui diventa doveroso assumersi le proprie responsabilità alla luce del sole, senza sotterfugi».
Il leader della DC all’ARS spiega come la riforma nasca dall’esigenza di garantire la massima trasparenza nelle scelte dei parlamentari, permettendo ai cittadini di conoscere e valutare nel merito le posizioni di ciascun deputato.
Pace non risparmia critiche al Partito Democratico, che nelle ultime ore ha espresso una netta contrarietà al superamento del voto segreto:
«Chi si oppone – afferma – lo fa per paura. Il voto palese smonterebbe quel giocattolo che, fino a oggi, ha consentito a certi deputati di maggioranza e opposizione di bocciare norme e provvedimenti urgenti, voltando le spalle ai siciliani per alimentare quella politica politicante che tanti danni ha fatto alla Sicilia».
Il capogruppo centrista evidenzia inoltre l’assurdità della richiesta avanzata dal Pd di ricorrere al voto segreto proprio sull’abolizione del voto segreto, definendola una “contraddizione istituzionale e morale”.
«Di fronte a questa ennesima acrobazia – conclude Pace – l’Aula deve dare prova di maturità e responsabilità. Se il voto segreto dovesse essere confermato (magari proprio con voto segreto), ci si dovrà chiedere se esistano ancora i presupposti per proseguire la legislatura. I siciliani meritano un Parlamento credibile, non un teatro di giochi di potere».
Con questa presa di posizione, la Democrazia Cristiana si schiera dunque in prima linea per una riforma che, nelle intenzioni dei promotori, mira a ridare dignità e fiducia alle istituzioni regionali, ponendo fine a un sistema opaco che per decenni ha alimentato sospetti, manovre occulte e strategie di palazzo.

