Comune e Soprintendenza agiscono solo dopo la nostra denuncia. E se nel mezzo di tanto silenzio ci fosse anche una tangente?

di Giuseppe Di Rosa


Ad Agrigento il silenzio vale più delle leggi. Vale più dei vincoli, delle ordinanze, dei regolamenti. Vale più della tutela ambientale e, a quanto pare, anche del buon senso.
È il silenzio assenso che regna sovrano tra gli uffici comunali e la Soprintendenza, il silenzio che diventa complice quando serve, e sordo quando a parlare sono i cittadini.

A San Leone, oggi, un traliccio di 30 metri svetta accanto alla residenza del sindaco Franco Miccichè, in un’area vincolata paesaggisticamente, dove la legge — quella vera, scritta nero su bianco — dice che il silenzio non può mai sostituirsi all’autorizzazione.
Eppure, è proprio grazie al silenzio che l’antenna ha trovato spazio, cemento e radici.


Il silenzio dopo la denuncia

Quando, mesi fa, fummo avvisati dai residenti, ci recammo sul posto.
Lì trovammo una pedana in cemento armato e l’inizio di un’opera che non avrebbe dovuto muovere neanche una pala senza il nulla osta della Soprintendenza.
Chiamammo la Polizia Locale, intervenne l’assessore Carmelo Cantone, e solo dopo la nostra denuncia pubblica e formale gli uffici — comunali e regionali — si accorsero dell’esistenza del problema.
Fino a quel momento, tutto taceva. Tutto si muoveva nel silenzio.


La domanda che nessuno vuole fare

“E se nel mezzo di tanto silenzio ci fosse anche una tangente?”

Non lo sappiamo. Ma troppe volte, ad Agrigento, il silenzio è servito a coprire, non a chiarire.
Quando gli atti arrivano solo dopo le denunce dei cittadini, quando gli uffici si muovono solo sotto pressione, è lecito chiedersi se l’immobilismo sia casuale… o convenuto.


La sorpresa del sindaco

Il particolare più assurdo è che la struttura sorge a confine con la proprietà e la residenza del sindaco Miccichè.
All’atto della nostra denuncia, lo stesso primo cittadino apparve sorpreso, dichiarando di non sapere nulla di ciò che stava accadendo a pochi metri dal proprio giardino.
Una sorpresa che oggi sa di beffa, considerando che il TAR ha poi dato ragione alla società Inwit S.p.A., autorizzando il completamento del traliccio in virtù proprio di quel vuoto istituzionale che tutto ha reso possibile.


Il “Sistema Agrigento” funziona meglio di ogni ufficio

C’è un dato inconfutabile: ad Agrigento il “Sistema Agrigento” funziona meglio di ogni altro ufficio pubblico.
Funziona perché non si vede, ma decide.
Funziona perché muove le carte quando serve, o le lascia ferme quando conviene.
Funziona perché in una città dove per un’insegna commerciale servono tre timbri e due mesi, un traliccio alto trenta metri nasce nel silenzio generale, davanti agli occhi di tutti e senza che nessuno muova un dito fino a quando non arriva la denuncia di un cittadino.


La vera antenna di Agrigento

Questo non è un caso tecnico o amministrativo: è un caso morale.
Perché il silenzio — quello che copre, che assolve, che permette — è la radice marcia di una città che non cresce.
E finché non lo chiameremo col suo nome, finché non capiremo che il Sistema Agrigento non è fantasia ma metodo, continueremo a vivere in una città dove chi denuncia è un disturbatore e chi tace è parte del potere.

Ad Agrigento, la vera antenna non è quella di Inwit.
È quella che da anni trasmette un solo segnale: “qui le regole valgono solo per chi non conta nulla.”


📰 Editoriale pubblicato su Report Sicilia
📍Rubrica: “Il Sistema Agrigento” – Cronache di una città che tace
✍️ Giuseppe Di Rosa

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