“Questa mattina ho rassegnato, nelle mani del Presidente del Partito Renato Grassi e del Segretario Organizzativo Nazionale Pippo Enea, le mie dimissioni da Segretario Nazionale della Democrazia Cristiana. Ringrazio tutti coloro che in questi anni hanno condiviso con me un percorso di impegno e di servizio al Partito. Il Presidente ha convocato per il 20 novembre il Consiglio Nazionale della DC, che sarà chiamato a esaminare e ad accettare le mie dimissioni irrevocabili e a definire le successive decisioni organizzative”. Con queste poche righe rilanciate anche attraverso il proprio profilo Faceook, Totò Cuffaro ha dunque fatto un passo indietro all’interno del proprio partito, dopo la bufera giudiziaria che da qui a qualche giorno potrebbe indirizzarlo su due strade molto diverse: la discolpa dalle accuse o una cella. Come ormai noto, l’ex governatore della Sicilia è coinvolto insieme ad altre 15 persone in una penetrante inchiesta condotta dalla procura di Palermo e dai carabinieri che ipotizza vari reati tra i quali la corruzione, nell’ambito di presunte attività illecite nella gestione del potere nel campo della sanità e dell’imprenditoria. Secondo alcune fonti vicine al partito che Cuffaro aveva rilanciato, le dimissioni sarebbero un atto propedeutico al completo azzeramento delle cariche all’interno della stessa entità politica. Il 20 novembre se ne saprà di più, prima Cuffaro comparirà dinanzi al Gip del Tribunale di Palermo – insieme agli altri indagati – per cercare di rispondere alla richiesta di arresti avanzata dai pm palermitani. Ovvie le ricadute in ambito politico da questa uscita di scena di Cuffaro dalla Democrazia Cristiana, anche perchè in città come Agrigento, il peso della Dc anche in prospettiva delle prossime elezioni della primavera 2026 non è affatto marginale. Anzi.

