Il 14 novembre sarà il giorno della verità. Il giorno del dentro o fuori per i coinvolti nella indagine della Procura di Palermo che la scorsa settimana ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone- tra cui l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro e il parlamentare di Noi Moderati Saverio Romano – accusate a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. I carabinieri del Ros hanno notificato a tutti l’invito a comparire davanti al gip per l’interrogatorio preventivo. Solo dopo l’interrogatorio il gip deciderà se accogliere o meno la richiesta di domiciliari avanzata per Cuffaro e per gli altri e se chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere per Romano. Per i digiuni di giudiziaria, ci permettiamo di stilare questi tre “pronostici” sulle possibili decisioni che potrebbe prendere il Gip al termine degli interrogatori.
*Prima ipotesi
Il Gip, ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari, applica misura richiesta (arresti in carcere o domiciliari), oppure misura meno afflittiva, come obbligo o divieto di dimora.
*Seconda ipotesi
Il Gip ritiene sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, ma non applica alcuna misura, perché non ci sono esigenze cautelari da tutelare, vedi reiterazione del reato, inquinamento probatorio, pericolo di fuga.
*Terza ipotesi
Il Gip rigetta la richiesta di applicazione di misura cautelare avanzata dalla procura, perché non sussistono i gravi indizi di colpevolezza.
Nel primo caso il giudice avalla le tesi della procura e dispone di conseguenza, magari rimodulando le misure a seconda delle proprie valutazioni, caso per caso. Nel secondo caso sarebbe lo scenario più “equilibrato”, ovvero avallando le tesi della procura, ma senza intervenire sulla libertà personale degli indagati. Nel terzo caso, il giudice non accoglierebbe il castello accusatorio, riabilitando sostanzialmente tutti gli indagati. Facile intuire come in ballo ci siano destini di persone e istituzioni.

Le richieste della Procura
La procura di Palermo, oltre che per l’ex governatore Totò Cuffaro e per il parlamentare Saverio Romano, ha chiesto gli arresti domiciliari per: Antonio Abbonato, 53 anni, (ex coordinatore della Democrazia Cristiana a Palermo); Ferdinando Aiello, 53 anni (ex parlamentare del Partito Democratico); Carmelo Pace, 54 anni, ex sindaco di Ribera e attuale capogruppo all’Ars della Democrazia Cristiana; Paolo Bordonaro, 59 anni, di Canicattini Bagni (direttore sanitario dell’ospedale di Siracusa); Alessandro Caltagirone, 54 anni, direttore generale dell’Asp di Siracusa); Roberto Colletti, 66 anni, di Siculiana (ex direttore generale del Civico di Palermo); Paolo Emilio Russo, 62 anni, di Catania (direttore amministrativo dell’ospedale riunito Avola-Noto); Giuseppa Di Mauro, 60 anni, di Lentini (dirigente amministrativa dell’Asp di Siracusa); Marco Damone, 51 anni; Mauro Marchese, di Napoli, 65 anni (institore del centro Std); Vito Fazzino, 42 anni (Asp Siracusa); Antonio Iacono, 66 anni (direttore Villa Sofia); Sergio Mazzola, 61 anni, imprenditore di Belmonte Mezzagno; Giovanni Giuseppe Tomasino, 54 anni (direttore Consorzio di Bonifica della Sicilia occidentale); Vito Raso, l’ex braccio destro e segretario di Cuffaro; Alessandro Vetro, 45 anni, imprenditore edile di Favara, già sotto indagine nell’inchiesta “Appalti e mazzette” della Procura di Agrigento. Non resta che attendere ancora qualche giorno per capire la piega che prenderà questa vicenda che ha già sconquassato la politica regionale e promette di fornire ulteriori colpi di scena, proprio alla luce delle decisioni del Gip.

