A 47 giorni dalla fine dell’anno in cui Agrigento è Capitale Italiana della Cultura 2025, arriva l’ennesima iniziativa dell’ultim’ora: la nascita di un “info point diffuso” sul territorio.
Un annuncio che, più che suscitare entusiasmo, provoca inevitabilmente incredulità e amarezza.
Perché ancora una volta si tenta di correre ai ripari quando tutto è praticamente finito, come se fosse possibile recuperare un tempo che non tornerà più e che è stato, per mesi, scientemente sprecato.
Un’iniziativa che, in qualsiasi città normale, sarebbe nata un anno prima
Un sistema di punti informativi sul territorio è un’idea utile, persino necessaria.
Ma introdurla quando l’anno culturale sta per chiudersi è l’ennesima dimostrazione di come l’intero progetto sia stato gestito con improvvisazione, confusione e totale assenza di programmazione.
Per undici mesi Agrigento ha vissuto:
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turisti lasciati senza mappe e senza indicazioni;
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assenza di personale dedicato nei punti più frequentati;
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caos informativo e comunicativo;
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operatori culturali ignorati o esclusi;
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quartieri trasformati in simboli di degrado;
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una città che non si è mai presentata all’altezza del titolo ottenuto.
E oggi, quando la festa sta per finire, si inventa l’info point diffuso.
Una mossa che appare più come un disperato maquillage che come una scelta strategica.
Agrigento meritava serietà, non iniziative improvvisate
L’intero anno culturale si è trasformato in un susseguirsi di annunci, rinvii, “grandi eventi” che non hanno lasciato traccia, progetti nati e morti nel giro di poche settimane.
Un continuo rincorrere ciò che non si è stati in grado di programmare.
L’info point diffuso, oggi, diventa il simbolo di una città che:
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recita di essere Capitale della Cultura,
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ma non lo è mai stata davvero.
Perché una Capitale della Cultura non si costruisce con i post social, con le inaugurazioni last minute o con l’attivismo improvvisato all’ultimo giro di calendario.
Quando il silenzio sarebbe stato più dignitoso
Ci sono momenti in cui tacere è un atto di responsabilità.
E questo era uno di quei momenti.
Presentarsi oggi con iniziative che avrebbero avuto senso nel 2024, non solo appare ridicolo, ma rischia di diventare un’offesa all’intelligenza degli agrigentini e di quanti, in Italia e all’estero, hanno creduto che Agrigento potesse davvero giocarsi un’occasione unica.
Dopo un anno di ritardi, caos, degrado urbano e totale assenza di visione, l’info point diffuso arriva come l’ennesimo tentativo di mascherare un fallimento sotto gli occhi di tutti.
Un anno perso, e un’occasione irripetibile sprecata
Agrigento avrebbe potuto riscrivere il proprio destino.
Avrebbe potuto rilanciare turismo, cultura, immagine e identità.
Invece rimarrà nella storia come l’unica Capitale Italiana della Cultura che arriva impreparata perfino al traguardo finale.
E a 47 giorni dalla chiusura, la verità è semplice:
L’info point diffuso non serve a recuperare ciò che è stato colpevolmente perduto.
Serve solo a ricordarci quanto sia stato sprecato.

