Un’inchiesta durata quasi tre anni, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, squarcia nuovamente il velo sulla presenza – ritenuta tutt’altro che sopita – delle storiche organizzazioni mafiose di Villaseta e Porto Empedocle.
Il fascicolo, frutto di indagini complesse e incrociate, ha portato a 51 imputati, divisi tra rito ordinario e rito abbreviato, con accuse che spaziano dall’associazione mafiosa al narcotraffico, dalle estorsioni ai danneggiamenti aggravati, fino al possesso di armi e alla detenzione e vendita di sostanze stupefacenti.
Secondo gli inquirenti, i due clan si sarebbero riorganizzati, tornando a ricoprire un ruolo di primissimo piano nelle dinamiche criminali provinciali e non solo, arrivando – sempre secondo l’accusa – a rifornire perfino mandamenti mafiosi palermitani storicamente dominanti.
I 25 imputati rinviati a giudizio
Affronteranno il rito ordinario davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, nel processo che si aprirà il prossimo 8 gennaio:
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Michele Bongiorno, 35 anni, di Favara
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Ignazio Carapezza, 34 anni, di Porto Empedocle
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Carmelo Corbo, 47 anni, di Canicattì
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Cristian Gastoni, 32 anni, di Agrigento
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Angelo Graci, 61 anni, di Castrofilippo
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Gabriele Minio, 37 anni, di Agrigento
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Giorgio Orsolino, 35 anni, di Agrigento
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Angelo Tarallo, 45 anni, di Agrigento
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Guido Vasile, 66 anni, di Agrigento
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Nicolò Vasile, 44 anni, di Agrigento
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Giuseppe Sottile, 38 anni, di Agrigento
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Giuseppe Aliseo, 26 anni, di Canicattì
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Alfonso Bruccoleri, 59 anni, di Porto Empedocle
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Giuseppe Casà, 29 anni, di Agrigento
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Antonio Crapa, 54 anni, di Favara
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Salvatore Damanti, 36 anni, di Agrigento
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Valery Di Giorgio, 29 anni, di Agrigento
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Stefano Fragapane, 33 anni, di Agrigento
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Alessandro La Cola, 40 anni, di Canicattì
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Calogero Morgana, 39 anni, di Agrigento
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Giuseppe Nicastro, 36 anni, di Gela
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Gerlando Romano, 26 anni, di Agrigento
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Alessandro Trupia, 36 anni, di Agrigento
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Salvatore Bosco, 57 anni, di Favara
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Luigi Prinzivalli, 73 anni, di Agrigento
I 26 imputati che hanno scelto il rito abbreviato
Hanno optato per il giudizio abbreviato:
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Domenico Blando, 68 anni, di Favara
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Pietro Capraro, 40 anni, di Agrigento
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Samuel Pio Donzì, 26 anni, di Agrigento
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Carmelo Fallea, 50 anni, di Favara
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Cosimo Ferro, 36 anni, di Castelvetrano
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Francesco Firenze, 40 anni, di Castelvetrano
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Giuseppe Focarino, 60 anni, di Palermo
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Alfonso Lauricella, 59 anni, di Agrigento
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Gaetano Licata, 42 anni, di Agrigento
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Fabrizio Messina Denaro, 50 anni, di Castelvetrano
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Fabrizio Messina, 50 anni, di Porto Empedocle
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Roberto Parla, 47 anni, di Canicattì
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Vincenzo Parla, 54 anni, di Canicattì
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Calogero Prinzivalli, 42 anni, di Agrigento
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Rocco Grillo, 33 anni, di Gela
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Giuseppe Pasqualino, 34 anni, di Gela
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Mirko Salvatore Rapisarda, 43 anni, di Gela
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Calogero Bellaccomo, 40 anni, di Agrigento
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James Burgio, 33 anni, di Porto Empedocle
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Gioacchino Giorgio, 39 anni, di Licata
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Fabrizio Nicosia, 41 anni, di Gela
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Giuseppe Piscopo, 49 anni, di Gela
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Antonio Puma, 44 anni, di Agrigento
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Stefano Rinallo, 41 anni, di Canicattì
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Antonio Salinitro, 25 anni, di Gela
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Rosario Smorta, 53 anni, di Gela
La ricostruzione della DDA: i due clan e la nuova stagione mafiosa
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la cosca di Villaseta sarebbe stata guidata da Pietro Capraro, già condannato nell’operazione “Nuova Cupola”.
Una volta tornato in libertà, Capraro – sempre stando alla ricostruzione degli inquirenti – avrebbe riorganizzato la struttura criminale, portandola a un livello insospettabilmente alto nel traffico internazionale di droga.
Le indagini successive hanno infatti rilevato legami con rotte del narcotraffico che avrebbero toccato anche Sud America e Nord Europa, con capacità di rifornire persino mandamenti palermitani storicamente potenti.
Parallelamente, la cosca di Porto Empedocle sarebbe stata sotto il controllo di Fabrizio Messina, fratello dell’ergastolano Gerlandino Messina, figura apicale di Cosa nostra provinciale.
Un gruppo solido, capace – secondo l’accusa – di muoversi tra estorsioni, traffico di droga e controllo del territorio.
Il conflitto e gli episodi di allarme sociale
Sempre secondo la DDA, in una fase iniziale i due clan sarebbero entrati in contrasto:
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attentati,
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danneggiamenti,
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episodi di violenza che avrebbero generato forte allarme sociale nelle zone di Agrigento, Villaseta e Porto Empedocle.
Successivamente, i rapporti si sarebbero stabilizzati, con una sorta di spartizione delle attività illecite.
Una fotografia inquietante della provincia di Agrigento
Questa maxi-inchiesta rimette al centro un tema che troppo spesso viene sottovalutato nella narrazione pubblica:
la presenza di strutture criminali ancora attive, capaci di interagire con circuiti illeciti nazionali e internazionali, e di rispondere con violenza quando necessario.
Per la provincia di Agrigento, spesso raccontata in questi mesi solo attraverso la lente degli eventi culturali e dei grandi annunci, è un brusco ritorno alla realtà.
Il processo che si aprirà l’8 gennaio rappresenta un passaggio fondamentale per comprendere la reale portata criminale di questi gruppi, e il grado di radicamento nel tessuto sociale ed economico del territorio.
Report Sicilia seguirà tutte le fasi del procedimento, nome per nome, udienza dopo udienza, consapevole che solo la trasparenza e l’informazione possono contribuire a spezzare l’omertà e la sottovalutazione del fenomeno mafioso.

