Lo scorso 20 ottobre sulla pagina Facebook denominata U Milanisi, curata dall’agrigentino Giorgio Re, troviamo questo annuncio: “Nasce l’Atlante delle buche: una mappa partecipata che costruiremo insieme grazie alle segnalazioni che mi invierete nelle prossime settimane”.
Non è trascorso ancora un mese da quell’appello e Giorgio Re annuncia: “300 buche mappate in meno di un mese.
L’Atlante mostra dove la città chiede più cura — da San Leone al Villaggio Mosè, fino al centro e agli altri quartieri satellite.
La mappa interattiva è disponibile qui: https://www.google.com/maps/d/u/0/edit…
È un lavoro partecipato, nato dal basso, che vuole essere uno strumento utile per programmare meglio la manutenzione del territorio.
Continuate a segnalare e a verificare online gli aggiornamenti.”
Una iniziativa che il promotore spiega così su facebook: “Il decoro urbano non è un dettaglio.
Per diventare una priorità politica, ha bisogno di attenzione dal basso e di luce sui problemi…L’obiettivo? Non solo contare i problemi, ma disegnare una fotografia utile e condivisa della città. Un punto di partenza per chiedere interventi mirati e continui, quartiere per quartiere…non lamentarsi, ma costruire insieme un’idea di città più curata e vivibile”.
Oltre che le molte segnalazioni, Re riceve i complimenti di molti agrigentini che commentano l’iniziativa.
Il progetto dell’Atlante resterà aperto e aggiornato periodicamente. Per continuare a segnalare criticità e verificare gli aggiornamenti online il link:
https://www.google.com/maps/d/u/0/edit?mid=1GY6Dgi72xm4Xduu80tWfhIBdsWqasx8&usp=sharing
Un’amministrazione comunale che di fronte a un’iniziativa come l’“Atlante delle buche” continua a far finta di nulla dimostra un problema politico, amministrativo e persino culturale. Quando un cittadino riesce a mappare 300 criticità in meno di un mese — e lo fa gratis, senza potere decisionale e senza mezzi pubblici — significa che qualcosa nella macchina comunale è inceppato da anni.
La questione non è la mappa in sé. La questione è ciò che la mappa rivela.
Un dato empirico che l’amministrazione non può ignorare
La mappa partecipata è un atto pubblico: documenta, fotografa, geolocalizza. È più di una denuncia; è un archivio oggettivo di inefficienze. Un’amministrazione che voglia dirsi seria deve partire da qui: prendere atto dei dati, integrarli nel proprio sistema di manutenzione, aggiornarli e programmare interventi quantificabili.
La tecnologia oggi permette di fare ciò che molti Comuni non fanno: raccogliere dati, classificarli, prioritarizzarli. Un cittadino l’ha fatto al posto loro. Il Comune non può continuare a girarsi dall’altra parte.
Re ha ragione quando afferma che il decoro non è un dettaglio. È un indicatore. Le buche sono la punta dell’iceberg: sotto ci sono anni di mancate manutenzioni, appalti a singhiozzo, scarsa vigilanza sulle ditte esecutrici, zero programmazione pluriennale.
Un Comune che ha bisogno di un cittadino per “vedere” 300 buche in un mese dovrebbe chiedersi cosa non funziona nella propria struttura tecnica.


