Nel giornata mondiale contro la violenza sulle donne torna d’attualità la figura di Antonella Alfano. Ed è ancora una volta la sorella Rossana a evidenziare la propria costernazione, nel vedere come la propria città continui a dimenticare la ragazza uccisa nel febbraio 2011 dall’allora compagno Salvatore Rotolo, un militare dell’Arma che, tra le altre attività, contribuì all’arresto di Giovanni Brusca. Niente. Una targhetta, una lapide o una panchina come accade da anni in tante città italiane, siciliane e della provincia di Agrigento, in memoria di svariate vittime di femminicidio. Nemmeno ieri. Antonella, mamma di una neonata oggi diventata una bellissima adolescente, sarebbe stata prima soffocata, poi il corpo fu dato alle fiamme, all’interno della sua fiat 600, nel boschetto in fondo alla via Papa Luciani. Rotolo venne condannato a 18 anni di carcere con sentenza passata in Cassazione. Anni che sono volati via, anni durante i quali l’ex militare si è anche laureato. Lo scorso anno, due alunne del Liceo Politi dipinsero una delle “panche” esistenti da sempre davanti la Prefettura, realizzando una scena sul tema della violenza sulle donne, dedicando l’opera ad Antonella e a Patrizia Russo, uccisa alcune settimane prima dal marito. Ma panchine rosse, lapidi o targhe ex novo niente, come se Antonella fosse ancora viva, intenta a lavorare e badare alla figlia ormai ragazza.
Eventi ad hoc a Ragusa e a Villafranca Sicula …

A convivere con il dolore è da quel febbraio 2011 la famiglia Alfano, con la sorella Rossana che ha affidato a un messaggio su Facebook il ringraziamento ad altre due donne siciliane, Alessia Naccari e Natalia Re per quello che hanno fatto oggi. Ovvero, intitolare ad Antonella una panchina rossa nel centro commerciale Ibleo di Ragusa e una a Villafranca Sicula. “E’ veramente vergognoso che la mia città non dedichi una panchina rossa ad Antonella. Grazie a Natalia Re Alessia Naccari, entrambe in città diverse hanno dedicato la panchina a mia sorella”. Rossana Alfano lo scorso luglio era intervenuta anche dopo l’intitolazione del solarium di piazzale Giglia a San Leone, dedicato dal Comune a Patrizia Russo, l’insegnante uccisa dal marito lo scorso anno. Nulla contro Patrizia, ebbe a evidenziare Alfano, ma grande fu la tristezza perchè per l’ennesima volta Antonella era stata dimenticata. Come se qualcuno ad Agrigento volesse nascondere sotto al tappeto quanto accaduto quell’allucinante febbraio 2011, per mano di un carabiniere che ha pagato la sua pena detentiva, ma che mai avrà il perdono dei familiari della donna che lo aveva reso anche padre. Padre di una ragazza che ha scelto di “indossare” il cognome della mamma scomparsa. Come se ci fossero femminicidi da “valorizzare” in perpetuo e femminicidi da “seppellire” nell’oblìo. Perchè scomodi.

