Ogni anno, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il “Centro d’arte Raffaello” sceglie di trasformare la propria vetrina in un luogo di testimonianza e responsabilità.
“L’arte – spiega il direttore artistico Sabrina Di Gesaro –  ha il potere di parlare dove spesso le parole non bastano: per questo sento il dovere, come donna e come gallerista, di alzare la voce attraverso le opere che ospitiamo”.
Nel 2025, la galleria palermitana ha scelto di esporre due opere: “MetaForma W” di Alberto Criscione e un’installazione di Zazzà D’Anna.

LA SCULTURA DI ALBERTO CRISCIONE: MOLTO PIÙ DI UN’OPERA D’ARTE 

La prima, in mostra nella sede di via Emanuele Notarbartolo 9/E, è una scultura inedita e profondamente evocativa.
“Si tratta – spiega la dottoressa Sabrina Di Gesaro – di una figura femminile segnata sul corpo da ferite visibili: rappresenta il dolore e la vulnerabilità di chi subisce violenza”.
“Eppure, il suo volto fiero, saldo e rivolto in avanti – osserva – racconta un’altra verità: la forza indomabile, la dignità, la capacità di resistere e rinascere che appartengono a ogni donna”.
“La ferita è una memoria – aggiunge – ma non definisce la persona: la fierezza del volto, invece, racconta identità, coraggio e la volontà di affermarsi oltre il male ricevuto”.
“MetaForma W”, pertanto, non è solo un’opera d’arte, ma rappresenta un simbolo e un invito a non distogliere lo sguardo, a riconoscere la sofferenza e, soprattutto, a sostenere il cammino verso la libertà e il rispetto.
“Con l’opera di Alberto Criscione – dichiara Sabrina Di Gesaro – la galleria desidera lanciare un messaggio chiaro: la violenza non può essere taciuta, normalizzata né tantomeno giustificata: ogni donna merita di essere ascoltata, tutelata e valorizzata e l’arte ci ricorda che la bellezza più autentica nasce sempre dalla forza”.

L’INSTALLAZIONE DI ZAZZÀ D’ANNA NELLA SEDE STORICA DELLA GALLERIA

Registro espressivo totalmente diverso ma non meno intenso nell’opera di Zazzà D’Anna, artista palermitano capace di utilizzare, da sempre, un linguaggio immediato e autentico e di parlare a tutti attraverso le sue celebri “fermate dell’amore”.
La sua installazione, realizzata ad hoc nell’occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, mette in evidenza la frase “Sei mia per sempre”.
Parole che esprimono una mascolinità tossica e, purtroppo, non infrequenti.
“Per la ricorrenza del 25 novembre – prosegue il direttore artistico del “Centro d’arte Raffaello” – abbiamo scelto di trasformare anche la vetrina della nostra sede storica in via Resuttana 414 in uno spazio di consapevolezza, coinvolgendo Zazzà D’Anna”.
“La frase che campeggia nell’installazione – commenta – è cruda, rivelatrice e inquietante: un’espressione che troppo spesso viene pronunciata come dichiarazione d’affetto, ma che nasconde una logica di possesso e controllo e l’artista la espone senza filtri per far comprendere la pericolosità del linguaggio, il primo segnale di una dinamica di violenza”.
Nello specifico, Zazzà D’Anna non è nuovo al dialogo con la galleria: in diverse occasioni, infatti, ha portato nelle due sedi contenuti potenti di amore, protesta, memoria e riflessione sociale.
“È un talento sensibile – dice Sabrina Di Gesaro – capace di trasformare la segnaletica stradale in un vero e proprio codice poetico e civile, un alfabeto visivo in cui divieti, avvisi e inviti diventano strumenti per parlare al cuore delle persone: nelle sue opere l’amore non è mai un concetto generico, bensì un imperativo, un monito, un richiamo a guardare dentro di sé e a rifiutare ogni forma di dipendenza emotiva o psicologica”.
“Un messaggio chiaro e diretto e io, come donna, sento il dovere di affermare con chiarezza – conclude – che le donne non devono essere di qualcuno: non devono dipendere, subire, essere controllate perché l’amore non possiede e non minaccia ma libera e ognuna ha il diritto di viverlo senza paura”.
Con la sua installazione, l’artista desidera sottolineare che le parole contano: possono diventare catene emotive, strumenti di manipolazione, anticipazioni di un abuso e l’arte, ancora una volta, ha la forza di smascherare ciò che nella quotidianità viene normalizzato.

 

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