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Oltre duemila operatori della sanità convenzionata hanno protestato   ieri davanti a Palazzo d’Orléans, sede della Presidenza della Regione Una mobilitazione  organizzata da 14 sigle intersindacali che rappresentano il comparto della specialistica ambulatoriale. Le ragioni della protesta sono molteplici, ma tutte riconducibili a un’unica matrice: la sordità delle istituzioni di fronte alle richieste di questi lavoratori che denunciano la mancanza di un piano sanitario strutturato, l’assenza di finanziamenti adeguati e l’inerzia amministrativa hanno portato a una situazione limite.

Situazione ad Agrigento: sanità convenzionata al collasso

La situazione ad Agrigento rappresenta oggi uno degli esempi più drammatici del profondo stato di crisi in cui versa la sanità siciliana sia convenzionata che non convenzionata. Una condizione diventata insostenibile, soprattutto nelle aree interne, dove  non è un’esagerazione parlare di collasso del sistema.

Gli operatori, medici, tecnici, infermieri e amministrativi hanno deciso di alzare la voce. Il messaggio è chiaro: non ci sono più risorse, né tempo da perdere. A rimetterci, come sempre, sono i cittadini e i territori più fragili, come appunto quello agrigentino, già penalizzato da anni di ritardi strutturali e disattenzioni istituzionali.

Il ruolo di Confcommercio Salute, Sanità e Cura di Agrigento

Antonella Danile, presidente di Confcommercio Salute, Sanità e Cura di Agrigento in molte occasioni ha illustrato una realtà che, nel silenzio generale, ha ormai raggiunto livelli insostenibili: le risorse economiche assegnate si esauriscano con mesi di anticipo, bloccando completamente l’erogazione delle prestazioni e creando un vuoto assistenziale che colpisce in pieno la popolazione più fragile. Il grido d’allarme è chiaro: senza interventi immediati, molte strutture convenzionate saranno costrette a chiudere. «La straordinaria partecipazione registrata dimostra quanto la situazione sia al limite della sostenibilità. Le strutture convenzionate rappresentano un presidio irrinunciabile, soprattutto nelle aree interne e periferiche della Sicilia, dove spesso costituiscono l’unico punto di accesso rapido alle prestazioni. Se i budget vengono esauriti con mesi di anticipo, l’intero sistema si blocca, e i cittadini restano senza risposte. Chiediamo alla Regione di intervenire con urgenza, garantendo risorse adeguate e ristabilendo condizioni che permettano alle strutture di continuare a operare con dignità e continuità.», ha sottolineato Antonella Danile

Il grido d’allarme: strutture allo stremo nelle aree periferiche

In provincia di Agrigento l’accesso ai servizi sanitari è già di per sé complesso, ma diventa tragico quando le poche strutture esistenti non possono più garantire le prestazioni minime.

Le istituzioni scelgono la via della dilazione, della risposta interlocutoria, della promessa non seguita dai fatti. Le organizzazioni sindacali  hanno espresso profonda delusione per l’assenza di atti formali, sottolineando che senza decisioni rapide si rischia una crisi assistenziale senza precedenti.

Liste d’attesa infinite e budget esauriti: cittadini abbandonati

Uno degli effetti più devastanti della crisi è rappresentato dalle interminabili liste d’attesa. L’impossibilità per le strutture convenzionate di operare a causa dei budget esauriti ha comportato un incremento dei tempi di attesa per visite, esami diagnostici e trattamenti specialistici.

Non si tratta solo di un disagio, ma di una violazione del diritto alla salute, soprattutto per chi non può permettersi il ricorso alla sanità privata non convenzionata.

Le richieste delle sigle sindacali: tre mosse per salvare la sanità

In questo clima di emergenza, le sigle sindacali hanno formulato tre richieste precise e non negoziabili. La prima riguarda l’uscita immediata dal Piano di Rientro, considerato il principale ostacolo a una gestione efficace e moderna della sanità siciliana.

La seconda è la definizione di un contratto equo e dignitoso, che riconosca il valore dei professionisti e assicuri risorse certe e adeguate. La terza è una programmazione sanitaria tempestiva, che consenta di evitare il ripetersi di ritardi insostenibili come quello del bilancio 2025, ancora in sospeso ben oltre la scadenza del 28 febbraio.

Il Coordinamento provinciale di Confcommercio Salute, Sanità e Cura ha annunciato che lo stato di agitazione continuerà fino a quando non verranno adottate misure concrete e operative. Non si accettano più rinvii, né tavoli tecnici senza esito.

Agrigento non chiede privilegi, ma il diritto ad avere ciò che è garantito per legge: cure tempestive, professionisti valorizzati, strutture funzionanti. Spetta alle istituzioni ora dimostrare se intendono ascoltare o continuare a voltarsi dall’altra parte.

 

 

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