Da mesi, in piazza Madonna della Catena a Villaseta, si ripete la stessa scena: un chiosco destinato alla rimozione in base a un’ordinanza comunale resta dov’è, immobile.
Ieri sera, 28 novembre 2025, l’ennesimo intervento della Polizia Locale si è concluso con un nuovo verbale da 50 euro e nessuna esecuzione della rimozione.
Non siamo davanti a un caso di “attacco” o di polemiche preconfezionate: siamo davanti a un dato oggettivo.
Un’ordinanza esiste.
Una inottemperanza è stata accertata.
E tuttavia lo stato dei luoghi è identico a quello di mesi fa.
Report Sicilia pubblica e documenta ciò che accade, perché non basta parlare di legalità: bisogna anche applicarla, sempre, ovunque e verso tutti.
L’ordinanza del 26 maggio 2025
Il precedente articolo del 29 maggio 2025 riportava l’esistenza dell’Ordinanza Dirigenziale n. 139 del 26/05/2025 OMISSIS_OrdinanzaDirigenziale2025-139, che intimava la rimozione del chiosco entro dieci giorni.
Un provvedimento chiaro, formale e immediatamente esecutivo.
La nota che alleghiamo oggi — datata 26 agosto 2025 — conferma che:

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la rimozione non era stata eseguita;
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il Nucleo Polizia Commerciale aveva informato il Settore competente;
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lo stato dei luoghi risultava invariato rispetto ai mesi precedenti.
La documentazione esiste ed è ufficiale.
L’intervento di ieri sera
Dodici agenti della Polizia Locale arrivano sul posto.
Accertano la presenza del chiosco.
Elevano un verbale da 50 euro.
Poi vanno via.
Il chiosco resta com’è.
Il punto non è il verbale in sé.
Il punto è che non rappresenta una soluzione, né per l’amministrazione, né per il commerciante, né per i cittadini.
Ma perché non si procede con la rimozione? Le ipotesi sono tre
Report Sicilia non ha pregiudizi: prende in considerazione tutte le possibilità.
Il commerciante è in torto e non ottempera all’ordinanza.
In questo caso spetta al Comune far rispettare l’atto, come avviene in tutte le procedure di ripristino.
Il commerciante non ha sbagliato, o ci sono aspetti non chiariti.
Se l’atto amministrativo presenta errori, ritardi, mancanze o incongruenze, è l’ente a dover correggere o rettificare, evitando di riversare su un privato responsabilità che non gli spettano.
L’ordinanza è corretta, ma la mancata esecuzione dipende da inadempienze interne.
È possibile che il Comune abbia commesso omissioni o ritardi nella fase esecutiva, rendendo di fatto inevaso un provvedimento che doveva essere immediato.
In qualunque scenario, vale un principio fondamentale:
La legge è legge per tutti. Vale per il commerciante, ma vale anche per il Comune.
Una procedura deve essere svolta secondo norme chiare:
– se il privato non adempie, interviene l’amministrazione;
– se l’amministrazione sbaglia, deve correggere e ripristinare;
– se ci sono errori su entrambi i fronti, vanno individuati e risolti.
Il problema non è “contro chi” si interviene.
Il problema è quando non si interviene, quando gli atti restano in sospeso, quando una pratica chiara si trasforma in un caso opaco.
Questa vicenda dimostra una cosa sola: non servono proclami, serve capacità di agire
Il cittadino non si chiede “chi ha ragione?”, ma “perché una ordinanza non viene eseguita?”.
E se c’è un errore, perché non viene corretto?
E se tutto è regolare, perché si continua a perdere tempo?
La credibilità di un’amministrazione non si misura dalle parole, ma dalla serietà con cui applica le stesse regole a tutti, senza eccezioni e senza lentezze selettive.
Ecco perché pubblichiamo gli atti: non per accusare, ma per far vedere come stanno realmente le cose.
Perché la trasparenza non è mai un attacco.
La trasparenza è un dovere.

