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La crisi idrica che schiaccia la Sicilia. Bisogna accelerare i tempi per la realizzazione dei progetti. Anche perchè i soldi ci sono e quindi bisogna agire in maniera rapida per attuare il piano di emergenza approvato da Roma meno di una settimana fa.  È questo il messaggio che il capo della Protezione civile regionale, Salvo Cocina, ha rilanciato ai soggetti attuatori del cronoprogramma in questione, riuniti in un vertice convocato insieme ai prefetti delle province più colpite dallo stato di siccità severa, ossia Agrigento, Enna, Caltanissetta, Trapani e Palermo: «Non c’è più tempo da perdere», i 20 milioni di euro in arrivo da Roma come prima tranche di aiuti, per trivellare o riattivare nuovi e vecchi pozzi ed evitare che paesi e città restino a secco durante l’estate, devono essere subito messi a terra dai singoli municipi chiamati in causa, dai Consorzi di bonifica, dagli enti delegati alla gestione del servizio idrico e soprattutto dalle Ati, le Assemblee territoriali idriche formate dai Comuni, responsabili dell’approvvigionamento e della diffusione dell’acqua potabile, che hanno in mano la fetta più grossa del Piano d’emergenza, ma che a tutt’oggi, per buona parte delle opere, non hanno ancora i progetti pronti, pur contando su tutte le deroghe consentite dalla crisi e sulle risorse necessarie per avviare i cantieri.

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