Il 14 agosto, durante un vertice in Prefettura ad Agrigento, è emersa con chiarezza la drammatica inadeguatezza dei sindaci della provincia nella gestione del servizio idrico. La Consulta di AICA (Associazione Idrica Comuni Agrigentini) ha denunciato la responsabilità politica dei primi cittadini nel peggioramento della crisi idrica, che da mesi affligge la popolazione locale. In una lettera inviata alle massime autorità regionali, la Consulta ha chiesto la rimozione dei sindaci colpevoli di ostacolare le normative e ha sollecitato l’istituzione di una struttura unica, guidata anche dalla Protezione Civile, per affrontare l’emergenza.

Il ruolo dei sindaci nella crisi

Durante il vertice, Salvo Cocina, direttore della Protezione Civile, ha sottolineato la diretta responsabilità dei sindaci nella gestione dell’AICA, l’ente pubblico incaricato di distribuire l’acqua. Nonostante AICA sia un gestore pubblico legittimo, la sua inefficacia è stata determinata dalle decisioni e dall’inazione degli stessi sindaci. Nel corso degli ultimi due anni, la Consulta ha più volte richiamato i sindaci alle loro responsabilità, ma invano. È ormai evidente che l’operato dei primi cittadini ha contribuito ad aggravare la crisi.

Le inefficienze di AICA e la complicità politica

Un aspetto centrale è stato il blocco delle risorse idriche disponibili. È emerso che numerosi pozzi dismessi avrebbero potuto essere riattivati, immettendo in rete una considerevole quantità d’acqua. Tuttavia, la mancanza di coordinamento e i ritardi burocratici hanno impedito che tali risorse venissero sfruttate. La situazione si è ulteriormente complicata con il taglio del 50% delle forniture idriche da parte di Siciliacque, una decisione che ha amplificato la già grave crisi.

Un’altra problematica riguarda la Voltano S.p.a., un gestore idrico illegittimo che opera in parallelo con AICA. Dieci comuni soci di AICA continuano a mantenere attiva la Voltano S.p.a., accumulando debiti milionari e bloccando il trasferimento delle utenze ad AICA, l’unico gestore legittimo. Questo “balletto istituzionale” ha causato gravi danni economici al sistema idrico, con debiti accumulati verso Siciliacque che ammontano a  31.905.000 euro suddivisi tra AICA, CONSORZIO VOLTANO, CONSORZIO TRE SORGENTI E CONSORZIO DI BONIFICA.

Le richieste della Consulta

La Consulta di AICA ha ribadito la necessità di attuare i poteri sostitutivi previsti dalla legge e ha chiesto l’allontanamento dei sindaci che, con le loro scelte, hanno provocato ingenti danni economici e sociali. La crisi idrica è stata aggravata dall’insolvenza dei comuni, che non pagano le bollette per le utenze pubbliche, accumulando un ulteriore debito di 9 milioni di euro nei confronti di AICA. Tra i comuni più indebitati figurano Agrigento, Palma di Montechiaro, Canicattì, Sciacca e Licata.

Alla luce della grave situazione, la Consulta ha richiesto l’insediamento di una struttura di coordinamento unica, che includa la Protezione Civile, con l’obiettivo di risolvere la crisi nel minor tempo possibile e sfruttare appieno le risorse idriche disponibili.

La crisi idrica agrigentina, frutto di anni di inefficienze e di scelte politiche discutibili, richiede interventi urgenti e decisi per garantire il diritto all’acqua ai cittadini.

LA NOTA INTEGRALE DELLA CONSULTA : Inadempienze sindaci – Consulta 16-8-24

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