La storica visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad Agrigento, in occasione della cerimonia inaugurale di “Agrigento Capitale della Cultura 2025”, ha rappresentato un momento solenne per la città, ma non ha mancato di evidenziare contraddizioni e tensioni. Se da un lato il discorso del Presidente ha richiamato i valori fondamentali della cultura e della tutela del paesaggio, dall’altro la gestione dell’evento ha sollevato dubbi e polemiche.
L’ombra della Villa del Sole
Tra i presenti in sala, in pompa magna, vi erano molti dei consiglieri comunali che hanno votato la delibera per la demolizione della storica Villa del Sole, un atto che ha suscitato grande indignazione tra i cittadini e le associazioni. Il richiamo del Presidente Mattarella all’Articolo 9 della Costituzione, che tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione, ha inevitabilmente gettato un’ombra sull’operato dell’amministrazione comunale e del Consiglio.
Il messaggio del Presidente non poteva essere più chiaro: la cultura non è soltanto celebrazione, ma anche tutela e rispetto del passato. Un richiamo che, a giudicare dai fatti, molti tra giunta e consiglieri comunali sembrano non aver compreso.
Biglietti, favoritismi e polemiche
L’evento, che avrebbe dovuto essere un momento di unione e inclusività per tutta la città, è stato invece segnato da accuse di favoritismi. La distribuzione dei biglietti d’ingresso al Teatro Pirandello ha seguito logiche di “amicizia” e vicinanza politica, escludendo rappresentanti di sinistra, cittadini onorari e membri delle classi dell’Ordine al Merito della Repubblica.
In barba ai protocolli, l’organizzazione ha favorito, in gran parte, esponenti vicini all’amministrazione comunale e alla destra politica. “Un pass vale un voto”, è il commento amaro che riecheggia tra i cittadini esclusi, sottolineando come un’occasione simbolica sia stata trasformata in un evento di parte.
La festa di pochi
Più che la celebrazione della città, il Teatro Pirandello ha ospitato quella che molti hanno definito una vera e propria festa politica di Fratelli d’Italia. Una scelta che contrasta con lo spirito di Agrigento Capitale della Cultura, un progetto che dovrebbe unire e non dividere. Esclusi i rappresentanti delle opposizioni e dei partiti di sinistra, così come molti cittadini che avrebbero meritato di partecipare.
La necessità di vigilare
Le polemiche emerse durante questo evento richiamano alla necessità di una gestione più rigorosa e trasparente degli appuntamenti futuri. La Prefettura dovrebbe assumere un ruolo più attivo, vigilando affinché non si ripetano favoritismi e discriminazioni. È necessario che la macchina organizzativa impari dai propri errori, privilegiando criteri di equità e rispetto delle regole, senza trasformare ogni evento in un’occasione per coltivare interessi di parte.
Conclusioni
Il Presidente Mattarella ha consegnato ad Agrigento un messaggio importante, ma il rischio è che rimanga inascoltato da chi dovrebbe farsi carico di guidare la città verso un reale cambiamento. Consiglieri comunali, giunta e sindaco sembrano essere i primi a non aver compreso il richiamo alla responsabilità e al rispetto dei valori culturali e istituzionali.
Agrigento Capitale della Cultura 2025 può e deve rappresentare un’occasione di rinascita, ma ciò sarà possibile solo se si lasceranno da parte favoritismi e logiche di potere, mettendo al centro i cittadini e il bene comune. Report Sicilia continuerà a vigilare, affinché la città sappia onorare il titolo che le è stato assegnato.

