Agrigento, proclamata Capitale Italiana della Cultura 2025, dovrebbe essere il cuore pulsante della creatività siciliana e italiana. Tuttavia, scorrendo il programma ufficiale degli eventi e degli artisti coinvolti, emerge una realtà diversa: gli artisti locali sembrano essere stati completamente esclusi dalla scena principale, a favore di nomi internazionali e figure estranee al tessuto culturale della città.

UN PROGRAMMA SENZA AGRIGENTO

Sfogliando il programma degli eventi, si nota subito una predominanza di artisti provenienti dall’estero o comunque da altre parti d’Italia. Tra i nomi annunciati ci sono Tanja Boukal (Austria), Nathalie Harb (Francia-Libano), Klangforum Wien (Austria) ed Edoardo Malagigi (Italia, ma senza alcun legame con Agrigento). E gli artisti agrigentini? Semplicemente non pervenuti.

Questa scelta solleva interrogativi legittimi: possibile che una città con una storia millenaria e un patrimonio culturale inestimabile non abbia alcun artista locale degno di essere rappresentato? Perché la giunta comunale ha deciso di affidarsi esclusivamente a figure esterne, senza valorizzare il talento che da sempre caratterizza il territorio?

UNA PROMOZIONE ‘STRANIERA’ DI AGRIGENTO

Il paradosso non si limita alla selezione degli artisti. Un dettaglio ancora più sconcertante emerge da una delle immagini utilizzate nel programma ufficiale. La foto che dovrebbe rappresentare un’iniziativa dedicata alla città, con protagonisti i ragazzi di TTT e SCARO, non è stata scattata ad Agrigento, ma proviene da un’altra località, lasciando intendere una realtà fittizia. Agrigento non aveva forse scorci suggestivi da immortalare? Non esistevano fotografie autentiche della città e dei suoi abitanti da inserire nel programma?

UN’OPPORTUNITÀ SPRECATA?

La nomina di Agrigento a Capitale Italiana della Cultura avrebbe dovuto rappresentare una straordinaria occasione per dare visibilità agli artisti locali, per raccontare la città attraverso le sue voci più autentiche e per permettere agli agrigentini di essere protagonisti del proprio evento. Invece, sembra che si sia preferito importare la cultura dall’esterno, ignorando chi da anni lavora nel territorio con dedizione e passione.

Questa gestione solleva dubbi sulle vere finalità del progetto: Agrigento è davvero Capitale della Cultura per la sua identità storica e artistica, o è stata semplicemente trasformata in un palco di rappresentanza per scelte politiche ed economiche che poco hanno a che fare con la cultura locale?

UNA POLITICA DISTRATTA O UNA SCELTA VOLUTA?

Il rischio, ormai evidente, è che la celebrazione di Agrigento Capitale della Cultura 2025 diventi una vetrina internazionale priva di radici nel territorio. Gli agrigentini, invece di essere coinvolti attivamente nel progetto, si trovano relegati al ruolo di semplici spettatori, mentre la città viene ‘riempita’ con artisti, mostre e installazioni che non raccontano davvero la sua essenza.

E allora, la domanda sorge spontanea: questa esclusione è frutto di una politica cieca e distratta, o è una scelta precisa che punta a privilegiare altri interessi? Agrigento avrebbe potuto brillare con il proprio talento, ma sembra che ancora una volta si sia deciso di guardare altrove, dimenticando che la vera cultura nasce dalle radici della propria terra.

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