Dopo l’indimenticabile (e soprattutto inudibile) “The Silent Room” costata 151.000 euro, Agrigento rilancia con una nuova opera d’arte pubblica degna del titolo di Capitale Italiana della Cultura 2025: è arrivata al Villaggio Peruzzo la tanto attesa installazione artistica “Acqua nel Vuoto”, firmata dall’enigmatico artista locale conosciuto come “Vinni l’acqua”.

Ecco la foto esclusiva (vedi sopra): uno schizzo d’acqua su una mattonella consumata. Ma attenzione, non è una perdita! È arte.

L’opera rappresenta il concetto più profondo dell’identità agrigentina contemporanea: l’illusione di avere l’acqua, seguita immediatamente dalla sua scomparsa. Un lampo, un riflesso, una goccia che sfiora il cemento e svanisce nel nulla. Come le promesse elettorali, come i fondi pubblici, come i progetti annunciati in pompa magna e mai finiti.

“Ho voluto dare forma all’assenza, goccia dopo goccia”, spiega l’artista. “In una città dove l’acqua è un miraggio, l’unica soluzione era celebrarne il vuoto.”

Installazione site-specific

La collocazione al Villaggio Peruzzo non è casuale: lì i rubinetti fanno performance giornaliere di silenzio idraulico, e il marciapiede diventa così palcoscenico perfetto per la disperazione estetica. I residenti, ormai avvezzi alla siccità, si fermano increduli a osservare l’opera. Alcuni la fotografano. Altri la calpestano senza accorgersene. Altri ancora — pensate! — provano a raccoglierla col bicchiere.

Capitale della Cultura o dell’Ironia?

Il Comune, pare, starebbe valutando una candidatura al Turner Prize, mentre il curatore dei progetti culturali 2025 ha già proposto di affiancare all’opera un QR code con su scritto: “Non c’è nulla da vedere. Ma costa meno di 151mila euro”.

Dicono che la prossima installazione sarà “La luce che manca”: un palo spento.

Nel frattempo, il sindaco Miccichè non commenta. L’arte, si sa, va interpretata. E ad Agrigento, ormai, anche le pozzanghere sono cultura.

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