Ad Agrigento in molti si interrogano, si pongono una domanda alla quale ad oggi non è stata data risposta: perchè le documentate denunce, le segnalazioni dei cittadini anche a mezzo social, gli esposti inviati agli organi inquirenti da parte di associazioni di vario genere, ad oggi, sono sfociate nel nulla. Ad Agrigento i denunciati, i “segnalati” continuano la loro attività come se niente fosse, come se tutto fosse sempre in ordine. C’è da auspicare ovviamente che lo sia, mantenendo una postura garantista. Dinanzi ai fiumi di denaro pubblico erogati per progetti farlocchi e destinati ad amici o amici degli amici, dinanzi a lavori pubblici inutili, quando a volte addirittura dannosi, al cospetto di disservizi di vario genere in settori nevralgici come il servizio idrico o il trasporto pubblico, è lecito rimanere di stucco. Come è lecito interrogarsi su che fine abbiano fatto le tonnellate di carte inviate negli ultimi mesi/anni alla Procura della Repubblica di Agrigento, alla Prefettura, alle forze dell’ordine? C’è da essere certi che chi di dovere le abbia lette. Bene, ci dicano cosa è emerso, se fosse emerso qualcosa. In questa giornata dedicata alla Liberazione dal nazifascismo, gli agrigentini vorrebbero però sapere in fretta se vivono in una città dove chi denuncia è un pazzo visionario o chi è denunciato è effettivamente un mascalzone. O dentro o fuori, il tempo del “tiki taka” di calcistica memoria è ampiamente finito. Quasi esclusivamente dalle colonne di questo giornale on line si informano i lettori su fatti quantomeno sospetti, documentati da atti ufficiali, senza che però si sia a conoscenza di attività investigative avviate, se non addirittura, concluse. Concluse – sia chiaro – con un “tutto in regola” o con il minimo sindacale, rappresentato dall’avviso di garanzia per chi viene denunciato. Non è giustizialismo, è solo la (legittima) voglia di capire cosa stia accadendo in questa città che nel 2025 avrebbe dovuto brillare dinanzi agli occhi dell’Italia, ma che invece si caratterizza per troppe situazioni sospette. La Procura e il Tribunale di Palermo nelle scorse settimane hanno messo un primo punto esclamativo sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto il principale burocrate degli ultimi anni al Comune di Agrigento, Gaetano Di Giovanni, condannandolo in primo grado a oltre cinque anni di carcere. L’ex dirigente avrà ovviamente modo di ricorrere in Appello per provare la propria estraneità ai fatti contestati. Su altre vicende segnalate con atti ufficiali allegati, la gente attende risposte, riscontri. Ripetiamo, in un senso o nell’altro, nel rispetto anche delle persone indicate come presunte autrici di illeciti. In Procura, alla Prefettura, tra le forze dell’ordine ci sono fior di professionisti e questa è la certezza alla quale gli agrigentini si aggrappano per guardare al futuro con fiducia nelle istituzioni. In attesa dei prossimi esposti documentati, delle denunce circostanziate su quello che ad Agrigento non funziona.