Nel 1989 Agrigento ospitava le Panatenee, una rassegna culturale di livello mondiale tra la Valle dei Templi e Pompei. Oggi, nel 2025, si vive di eventi dozzinali e promozioni vuote. Un confronto che fa male.

Agrigento – 5 luglio 2025
Nel cuore dell’estate del 1989 Agrigento respirava aria di cultura vera, internazionale, raffinata. Era il tempo delle Panatenee, una rassegna musicale e teatrale di straordinario respiro che univa, in un gemellaggio epico, la Valle dei Templi agli Scavi di Pompei, sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica Italiana.

Ventidue spettacoli. Un cartellone degno dei più grandi festival europei. Irene Papas e Flavio Bucci sul palco dei templi con I Giganti della Montagna di Pirandello, diretti da Mauro Bolognini. L’orchestra della Radio di Berlino e il Coro del Teatro Bol’šoj di Mosca. Spivakov, Mintz, Pogorelich, Julia Migenes, Lorin Maazel, i Virtuosi di Mosca, Tokyo String Quartet… nomi che da soli facevano la storia della musica e del teatro del Novecento.

Uno dei momenti più alti della vita culturale della città. Una delle poche volte in cui Agrigento fu davvero al centro del mondo.

E poi guardi il presente, questo stanco, improvvisato, opaco 2025 in cui Agrigento è formalmente Capitale Italiana della Cultura, ma senza alcuna capitale culturale reale. Un titolo svuotato di senso, usato come schermo per eventi minori, affidamenti diretti, programmazioni improvvisate, piccole cose di cattivo gusto che – come ha scritto un caro amico in un post – “fanno male” se accostate alla grandezza di quel 1989.

Oggi la Valle dei Templi viene offesa da rassegne senza spessore, riempite più da effetti speciali e budget discutibili che da contenuti. In nome della “Cultura” si spreca, si improvvisa, si premia l’amico dell’amico, mentre si dimentica la bellezza, la sostanza, il rigore.

La differenza non è solo nei nomi. È nel respiro, nella visione, nell’ambizione.
Nel 1989 si celebrava il genio pirandelliano con Irene Papas e il grande teatro europeo.
Nel 2025, si rincorrono performance di provincia con cachet spropositati e pubblico disorientato.

Il libro Panatenee – Agrigento 1989, edito da Franco Maria Ricci, resta testimonianza tangibile di quel sogno colto ed elegante. Se lo trovate, compratelo. Sfogliatelo. E lasciatevi attraversare dalla nostalgia, ma anche dalla rabbia. Perché è giusto ricordare che Agrigento sa essere altro, che non siamo condannati al brutto, che la cultura vera non ha bisogno di sprechi ma di idee.

Oggi più che mai, serve dire la verità: Agrigento è stata tradita nel suo anno più importante.
E non basteranno note di cabaret e fontane luminose per nascondere questo fallimento culturale.
A distanza di 36 anni, le Panatenee restano un faro. L’unico che illumina ancora la notte agrigentina.

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