Agrigento Capitale della Cultura 2025: tra emergenze ignorate e nuovi fondi chiesti per l’ennesima festa

Agrigento è formalmente Capitale Italiana della Cultura 2025, ma nessuno se n’è accorto. Né dai numeri del turismo, né dallo stato igienico-sanitario della città, né dai servizi al cittadino. Eppure, l’amministrazione guidata dal sindaco Francesco Miccichè continua a bussare alle casse della Regione Siciliana per finanziare l’ennesima festa.

È il caso della delibera n. 52 del 2 aprile 2025 GC_52_2025, con cui la Giunta comunale ha approvato la richiesta di un contributo regionale di 40.000 euro per sostenere i festeggiamenti in onore di San Calogero, in programma dal 4 al 13 luglio. A carico del Comune restano 12.990 euro, per un budget complessivo di 52.990 euro.

Festa sì, servizi no

Sulla carta, Agrigento dovrebbe essere una capitale culturale. Nella realtà, la città manca dei più elementari servizi pubblici, versa in condizioni di degrado urbano, ha un sistema di trasporto precario, una crisi idrica irrisolta e un’offerta turistica frammentata e improvvisata.

A fronte di queste emergenze, il Comune continua a puntare tutto su eventi e spettacoli, senza una strategia di sviluppo a lungo termine. Solo per l’ultima Sagra del Mandorlo in Fiore, sono stati spesi oltre 700.000 euro dal bilancio comunale. E secondo una stima documentata, negli ultimi 5 anni sono stati dilapidati circa 20 milioni di euro in feste, sagre e manifestazioni effimere, senza lasciare infrastrutture o benefici strutturali.

Il paradosso della “capitale invisibile”

La richiesta di finanziamento per la festa di San Calogero, contenuta nella delibera, fa leva sul valore culturale e tradizionale dell’evento, iscritto nel REIS (Registro delle Eredità Immateriali della Regione Siciliana). Nulla da eccepire sul valore simbolico della ricorrenza. Ma è legittimo chiedersi se, in questo momento storico, sia una priorità.

Agrigento resta una capitale “invisibile”, dove non si percepisce alcuna ricaduta concreta dell’ambita designazione del Ministero della Cultura. Anzi, il titolo rischia di diventare un alibi per continuare a spendere senza una visione, con l’unico risultato di gonfiare il bilancio degli eventi e scoraggiare chi sperava in un vero rilancio della città.

La politica dello spreco mascherata da cultura

Il progetto per San Calogero prevede luminarie (7.800 €), fuochi d’artificio (6.000 €), bande musicali e “tammurinarì” (10.000 €), eventi collaterali (18.750 €), promozione mediatica (2.440 €), spese per sicurezza e servizi igienici (5.000 €), e persino 3.000 € per il personale comunale. Tutto documentato nella delibera n. 52, che però non menziona alcun obiettivo misurabile in termini di impatto turistico o ritorno economico.

Ci chiediamo: è questa la visione di cultura che dovrebbe rappresentare Agrigento nel 2025?

Una città che merita di più

La cultura non può ridursi a feste e spettacoli. Agrigento merita interventi strutturali, politiche inclusive, decoro urbano, mobilità sostenibile, servizi per i cittadini e una vera valorizzazione del patrimonio. Continuare a investire milioni in manifestazioni di facciata significa perdere un’occasione storica, forse irripetibile.

I cittadini agrigentini – e i siciliani tutti – hanno il diritto di sapere come vengono utilizzati i fondi pubblici. E hanno il dovere di pretendere che la Capitale Italiana della Cultura 2025 sia degna di questo nome, non solo sulla carta intestata delle delibere.

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