Agrigento 2025: l’analisi del prof. Seddio su una fondazione senza regole
In un’accurata riflessione del prof. Pasquale Seddio, già autore di analisi puntuali sulla gestione culturale e amministrativa agrigentina, emergono con forza tutte le criticità strutturali e gestionali che minacciano il progetto Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025.
Dopo l’approvazione del bilancio preventivo 2025, che ammonta a circa 4 milioni di euro, la Fondazione di partecipazione “Agrigento 2025” è tenuta a trasmettere entro trenta giorni l’intero carteggio al Comune di Agrigento e agli altri soci fondatori. Una procedura prevista per consentire le necessarie valutazioni in merito alla partecipazione pubblica alla fondazione.
Tuttavia, come sottolinea il professore, la realtà si discosta dagli obiettivi dichiarati: il processo decisionale sembra ormai ridotto a ratifiche amministrative di iniziative culturali già confezionate, con budget finali mai indicati nel dossier originario di candidatura.
Fondazione priva di trasparenza e partecipazione
La Fondazione Agrigento 2025 avrebbe dovuto garantire, come previsto dal Ministero della Cultura, partecipazione pubblica e sostenibilità economica. Ma oggi, secondo l’analisi del prof. Seddio, ciò che manca è proprio la base democratica e partecipativa dell’intero progetto.
Iniziative selezionate senza coinvolgimento reale del territorio, regolamenti mancanti, e assenza di strumenti di controllo e monitoraggio: tutti elementi che minano la credibilità della Fondazione.
Albergoni e la centralizzazione delle scelte
Il direttore generale Paolo Albergoni, riconosciuto per la sua abilità tecnica, sembra accentrare ogni processo decisionale, consegnando alla Fondazione iniziative “pronte all’uso” corredate da budget a sorpresa. Ma questo approccio, osserva Seddio, rischia di trasformare un’opportunità storica in una gestione opaca e autoreferenziale.
Il ruolo del Parco Archeologico: supplenza tecnica per una fondazione non qualificata
Non potendo agire come stazione appaltante qualificata secondo i criteri ANAC, la Fondazione si appoggia obbligatoriamente al Parco Archeologico della Valle dei Templi. È quest’ultimo a occuparsi dell’affidamento dei servizi, sollevando la Fondazione da una funzione che non può svolgere. Una scelta tecnicamente legittima ma che, ancora una volta, rivela l’inadeguatezza operativa della struttura creata per gestire il 2025.
Regole mai approvate: partecipazione congelata
Il professor Seddio punta l’attenzione su gravi assenze che paralizzano la struttura organizzativa:
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Nessun regolamento per l’ammissione dei partecipanti
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Nessuna norma per i soci sostenitori
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Comitato tecnico-scientifico assente
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Nessun organismo per il monitoraggio e la valutazione delle attività
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Nessun comitato d’indirizzo, mai previsto dallo statuto
Queste lacune impediscono una gestione efficace e aprono interrogativi sulla legittimità e sulla qualità degli interventi previsti.
Il rischio concreto di un fallimento culturale
Secondo il prof. Seddio, “mortificare gli entusiasmi e le aspettative che il titolo di Capitale della Cultura aveva generato significa colpire al cuore non solo la cultura, ma la fiducia collettiva nella possibilità di cambiamento.” La mancanza di trasparenza e partecipazione sta avendo un impatto profondamente negativo sul tessuto culturale ed economico agrigentino.
Un percorso da correggere subito
La riflessione si chiude con un appello: il tempo per salvare Agrigento 2025 non è ancora scaduto. Ma serve un cambio di rotta immediato. Servono regole, strumenti, coinvolgimento, e un ritorno alla missione originaria della Fondazione: costruire un futuro duraturo attraverso la cultura, con e per i cittadini.
La Fondazione può ancora diventare una risorsa. Ma solo se saprà riscoprire le proprie regole, aprirsi al territorio e riconoscere i propri limiti, prima che sia troppo tardi.