l'On.le Nenè Mangicavallo

“Mancanza di competenza, superficialità e nessuna visione strategica”. Così l’onorevole Nenè Mangiacavallo, ex presidente del Comitato Promotore della candidatura di Agrigento a Capitale Italiana della Cultura 2025, descrive lo stato attuale del progetto, togliendosi quello che lui stesso definisce “un macigno dalle scarpe”.

Dall’entusiasmo alla delusione: la lunga strada verso il titolo

Mangiacavallo ripercorre il suo ruolo chiave nella candidatura di Agrigento, ricordando come l’idea di partecipare al bando sia nata nel 2020 all’interno del Consorzio Universitario, quando lui ne era presidente. “Sin dal primo momento abbiamo costruito un progetto solido, coinvolgendo esperti e istituzioni, tra cui l’avvocato Giuseppe Taibi, già protagonista delle precedenti candidature della città”, racconta.

L’amministrazione comunale, secondo Mangiacavallo, ha avuto un ruolo marginale, delegando interamente il processo alla squadra del Consorzio Universitario. “Abbiamo lavorato per due anni senza sosta“, sottolinea, “ma oggi sento il sindaco Francesco Miccichè attribuirsi meriti che non ha, parlando di un suo contributo decisivo, quando in realtà il Comune non ha fatto nulla di concreto se non qualche sporadica partecipazione”.

Un progetto dimenticato: “Dal 1° gennaio nulla è accaduto”

La grande delusione di Mangiacavallo arriva dopo l’assegnazione del titolo. “Fino al 31 dicembre 2024 ho continuato a sperare, perché sono un sognatore. Ma dal 1° gennaio 2025 non è accaduto nulla. Nessun evento significativo, nessuna pianificazione concreta”.

Il fallimento amministrativo è, secondo Mangiacavallo, sotto gli occhi di tutti:

  • La Fondazione Agrigento 2025 è stata operativa con un anno e mezzo di ritardo.
  • I progetti del dossier di candidatura non sono stati attuati.
  • La città non è stata preparata a livello infrastrutturale: problemi di viabilità, parcheggi inesistenti, mancanza di servizi igienici e informativi per i turisti.

“Ho consegnato più di 100 progetti raccolti dallo staff del Consorzio”, continua l’ex presidente del comitato promotore, “ma nessuno ha dato seguito a questi lavori. Chi ha vinto la gara per la progettazione della candidatura ha avuto poco più di un mese per presentare il dossier, mentre noi avevamo costruito una strategia in due anni“.

Un’opportunità persa: “Agrigento resterà uguale a prima”

Per Mangiacavallo, Agrigento ha sprecato un’occasione storica, a differenza di altre città che hanno ottenuto lo stesso riconoscimento in passato. “A Procida, Parma, Pistoia, Bergamo e Brescia il titolo ha generato una trasformazione urbana e culturale. Qui non si è mosso nulla“.

L’assegnazione del titolo, spiega, non è un premio per il passato, ma un’occasione per costruire il futuro di una città. “Si dovevano completare infrastrutture, promuovere il turismo, creare occupazione. Ma tutto questo è rimasto sulla carta“.

La gestione della Fondazione: “Un commissariamento di fatto”

L’onorevole attacca anche la Fondazione Agrigento 2025, il cui presidente Giacomo Minio ha recentemente lasciato l’incarico. “Quando sento parlare di commissariamento, mi viene da ridere. La Fondazione è stata commissariata dal primo giorno, perché di fatto non ha mai avuto il controllo dei fondi e delle decisioni“.

Secondo Mangiacavallo, il Comune di Agrigento e la Regione Siciliana hanno dirottato i fondi in altre direzioni, impedendo alla Fondazione di lavorare con autonomia. “Parliamo di incompetenza, ignoranza della materia e approssimazione”, denuncia. “Se i prossimi mesi saranno gestiti con lo stesso metodo, Agrigento non sarà solo l’ultima provincia d’Italia, ma forse l’ultima del mondo“.

Cosa resterà dopo il 2025? “Nulla, se non qualche evento riciclato”

La prospettiva per Mangiacavallo è desolante. “Mi fa sorridere quando sento dire che la Sagra del Mandorlo in Fiore o il Carnevale di Sciacca saranno parte del programma di Agrigento Capitale della Cultura. Sono eventi che si svolgono da decenni! Non possiamo pensare di usare manifestazioni preesistenti per giustificare un titolo che avrebbe dovuto cambiare il volto della città“.

L’amarezza dell’ex presidente del Comitato Promotore è tangibile: “Dove sono le nuove infrastrutture, i progetti culturali innovativi, la strategia per il turismo? Agrigento ha ottenuto il titolo, ma ha perso la vera sfida: dimostrare di meritarselo“.


Report Sicilia allega a questo articolo l’intervista video realizzata da RMK Sciacca, in cui l’onorevole Nenè Mangiacavallo racconta nel dettaglio il fallimento della gestione post-candidatura e lancia un ultimo appello: “Agrigento ha ancora pochi mesi per salvare il salvabile, ma serve un cambio di rotta immediato, altrimenti il 2025 sarà solo un’occasione mancata da ricordare con rammarico“.

Autore