Logo Agrigento Capitale della Cultura 2025: la somiglianza con la Protezione Civile fa discutere
Un altro caso di imbarazzo comunicativo colpisce il percorso di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025. Stavolta a scatenare la discussione è l’ex sindaco Lillo Firetto, che ha pubblicamente messo in evidenza la sorprendente somiglianza tra il nuovo logo di Agrigento e quello degli Stati Generali della Protezione Civile.
La comparazione, apparsa sui social e subito rilanciata da diverse realtà, è inequivocabile: forme, colori e impostazione grafica risultano fin troppo simili. Una coincidenza? O qualcosa di più?
Dal telamone al “logo di scopo”: un’identità visiva mai chiara
Quella del logo di Agrigento 2025 è una storia già segnata da confusione e poca trasparenza. Inizialmente era stato presentato un simbolo ispirato a un telamone stilizzato, accompagnato dai quattro elementi naturali, ampiamente diffuso anche in gigantografia davanti alla stazione centrale. Ma quel logo, di fatto, non era mai stato ufficializzato.
Solo nel dicembre 2024, a distanza di due anni dalla proclamazione, è arrivata una nuova immagine, definita “logo di scopo”, che ha di fatto sostituito il precedente. Una decisione comunicata senza spiegazioni chiare, che ha generato ulteriori dubbi sulla gestione dell’identità visiva della manifestazione.
Un nuovo logo, troppo simile a un altro
Ed è proprio quest’ultimo simbolo – il logo attuale – ad essere finito ora sotto i riflettori, dopo la pubblicazione di Firetto. La somiglianza con il logo della Protezione Civile è tale da far sorgere non solo imbarazzo, ma anche domande più profonde:
com’è possibile che due eventi così diversi condividano una grafica quasi identica?
Il sospetto, avanzato dal nostro giornale, è che questi prodotti siano stati generati con l’ausilio di piattaforme di Intelligenza Artificiale, magari senza il necessario controllo umano o senza l’attenzione dovuta alla ricerca dell’unicità.
Soldi pubblici e trasparenza: chi ha fatto cosa?
La questione si intreccia inevitabilmente con i costi: quanti fondi pubblici sono stati spesi per produrre il primo logo, poi scartato, e quello attuale? Chi sono i professionisti o le agenzie coinvolte? E soprattutto, è stato garantito che questi prodotti siano originali e non frutto di un processo automatizzato e replicabile?
In una città che si fregia del titolo di Capitale della Cultura, l’immagine visiva dovrebbe essere un punto di forza, non un motivo di confusione o addirittura di ridicolo nazionale.
Un’occasione che non va sprecata
Agrigento merita una comunicazione all’altezza del suo patrimonio storico, artistico e culturale. La somiglianza tra loghi è solo l’ultimo di una serie di scivoloni che minano la credibilità del progetto 2025.
Se davvero l’identità visiva di una Capitale della Cultura può essere confusa con quella di un’altra istituzione nazionale, è chiaro che qualcosa non sta funzionando.
A questo punto, il nostro giornale chiede chiarezza: trasparenza sugli incarichi, verifica sull’originalità dei contenuti, e rispetto per la città. Perché la cultura ha bisogno di autenticità, non di grafica preconfezionata.